Lungo le coste adriatiche e ioniche si addensano giacimenti riferibili alla fase in esame, che presentano aree di particolare concentrazione ed un picco per la tarda repubblica, tra II e I sec. a.C. Per i giacimenti di età ellenistica il lavoro di revisione dei materiali, alla luce delle ultime acquisizioni degli studi ceramologici, si è rivelato particolarmente utile: in tutti appaiono quelle produzioni dell’Italia meridionale e della Sicilia, indici del boom agricolo e produttivo che interessa queste aree, e protagoniste di flussi di esportazione ormai consistenti, solitamente in associazione con anfore corciresi. La maggiore “densità” di testimonianze si registra però solo alla fine dell’età ellenistica, negli ultimi due secoli della repubblica: i carichi di produzioni “grecoitaliche tarde” e soprattutto adriatiche (Lamb. 2, Dr. 6A, anfore ovoidali) costituiscono il nucleo più numeroso. Ad esse si associano produzione greche, a conferma di quell’appartenenza dell’Adriatico alla “pars orientalis” del Mediterraneo. I carichi secondari sono rappresentati da ceramica fine e comune dell’Italia meridionale, di entrambi i versanti, e dell’area egea. Particolarmente emblematico appare il carico tardorepubblicano di Torre S. Sabina (Br), alla luce delle ultime indagini stratigrafiche condotte dall’Università del Salento. Vi figurano anfore di produzione locale ed egea – in particolare rodia – cui si associano ceramiche comuni da mensa, da dispensa e da cucina e ceramiche fini di produzione apula, come ceramica a pasta grigia, sovraddipinta, a vernice nera, anche nella produzione HFR (Hard Fired Red), e coppe a rilievo. È inoltre possibile riconoscere anche ceramiche di ambito tirrenico (Campana A e B) e manufatti provenienti dal Mediterraneo orientale, tra cui una notevole quantità di coppe megaresi (ca. 600 frammenti) e di Sigillata Orientale A. Si tratta di una preziosa attestazione di un commercio di redistribuzione che vede in Brindisi il suo epicentro. Va tuttavia sottolineato che l’ingente ed eterogeneo deposito di Torre S. Sabina, tuttora in corso di studio, comprende anche materiali da ascrivere alla discarica portuale, che rendono ancora problematica la restituzione complessiva di questo carico. I giacimenti con anfore Lamb. 2 e Dr. 6A e/o forme di transizione tra i due tipi sono particolarmente numerosi, lungo entrambe le coste dell’Adriatico; in alcuni di essi appare anche vasellame decorato di produzione norditalica o laterizi. Un’ultima notazione, infine, concerne le navi a dolia: rinvenimenti in Adriatico e Ionio hanno permesso di arricchire e precisare il quadro del commercio di vino sfuso di minor pregio e più largo consumo, trasportato nei grandi contenitori globulari e in anfore Dr. 2-4 di produzione adriatica.
Rotte e commerci marittimi tra Ellenismo e prima età imperiale: i giacimenti dell’Adriatico e dello Ionio
AURIEMMA, Rita;SILVESTRELLI, Francesca
2013-01-01
Abstract
Lungo le coste adriatiche e ioniche si addensano giacimenti riferibili alla fase in esame, che presentano aree di particolare concentrazione ed un picco per la tarda repubblica, tra II e I sec. a.C. Per i giacimenti di età ellenistica il lavoro di revisione dei materiali, alla luce delle ultime acquisizioni degli studi ceramologici, si è rivelato particolarmente utile: in tutti appaiono quelle produzioni dell’Italia meridionale e della Sicilia, indici del boom agricolo e produttivo che interessa queste aree, e protagoniste di flussi di esportazione ormai consistenti, solitamente in associazione con anfore corciresi. La maggiore “densità” di testimonianze si registra però solo alla fine dell’età ellenistica, negli ultimi due secoli della repubblica: i carichi di produzioni “grecoitaliche tarde” e soprattutto adriatiche (Lamb. 2, Dr. 6A, anfore ovoidali) costituiscono il nucleo più numeroso. Ad esse si associano produzione greche, a conferma di quell’appartenenza dell’Adriatico alla “pars orientalis” del Mediterraneo. I carichi secondari sono rappresentati da ceramica fine e comune dell’Italia meridionale, di entrambi i versanti, e dell’area egea. Particolarmente emblematico appare il carico tardorepubblicano di Torre S. Sabina (Br), alla luce delle ultime indagini stratigrafiche condotte dall’Università del Salento. Vi figurano anfore di produzione locale ed egea – in particolare rodia – cui si associano ceramiche comuni da mensa, da dispensa e da cucina e ceramiche fini di produzione apula, come ceramica a pasta grigia, sovraddipinta, a vernice nera, anche nella produzione HFR (Hard Fired Red), e coppe a rilievo. È inoltre possibile riconoscere anche ceramiche di ambito tirrenico (Campana A e B) e manufatti provenienti dal Mediterraneo orientale, tra cui una notevole quantità di coppe megaresi (ca. 600 frammenti) e di Sigillata Orientale A. Si tratta di una preziosa attestazione di un commercio di redistribuzione che vede in Brindisi il suo epicentro. Va tuttavia sottolineato che l’ingente ed eterogeneo deposito di Torre S. Sabina, tuttora in corso di studio, comprende anche materiali da ascrivere alla discarica portuale, che rendono ancora problematica la restituzione complessiva di questo carico. I giacimenti con anfore Lamb. 2 e Dr. 6A e/o forme di transizione tra i due tipi sono particolarmente numerosi, lungo entrambe le coste dell’Adriatico; in alcuni di essi appare anche vasellame decorato di produzione norditalica o laterizi. Un’ultima notazione, infine, concerne le navi a dolia: rinvenimenti in Adriatico e Ionio hanno permesso di arricchire e precisare il quadro del commercio di vino sfuso di minor pregio e più largo consumo, trasportato nei grandi contenitori globulari e in anfore Dr. 2-4 di produzione adriatica.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.