Nel 1967, nel lavoro artistico di Frank Zappa (1940-1993) cominciarono a prender forma alcuni repertori e prassi del tutto anomale per il mondo del rock americano degli anni Sessanta: un nuovo rapporto tra impovvisazione e composizione ispirato al criterio della modularità; un ciclo di composizioni da camera in stile classico-contemporaneo; un’originale idea di teatro musicale basato sulla messa in scena estemporanea delle idiosincrasie personali dei musicisti e degli spettatori. Nel contesto sempre cangiante di ogni performance, un originale metodo di “direzione delle improvvisazioni” - qui definito “improvvisazione eterodiretta" - consentiva la continua sovrapposizione di piani e pratiche musicali e spettacolari fra i tre livelli. Questa temperie creativa, che rappresenta una delle più originali esperienze di ibridazione musicale e teatrale nel secondo Novecento americano, viene ricostruita e analizzata tramite la costituzione di un doppio corpus: un’ampia raccolta di opere, basata non solo sulla discografia ufficiale ma su documenti inediti audio e video provenienti dai concerti zappiani del triennio 1967-69, e una parallela raccolta di testimonianze desunte da un gran numero di interviste rilasciate da Zappa e dai suoi musicisti su riviste musicali americane ed europee oggi di ardua reperibilità, con l’aggiunta di varie ore di interviste dell’autore ai musicisti americani che in quel periodo affiancavano Zappa nell’ensemble Mothers of Invention.

Work in progress: il teatro musicale dei Mothers of Invention (1967-69)

SALVATORE, Gianfranco
2000-01-01

Abstract

Nel 1967, nel lavoro artistico di Frank Zappa (1940-1993) cominciarono a prender forma alcuni repertori e prassi del tutto anomale per il mondo del rock americano degli anni Sessanta: un nuovo rapporto tra impovvisazione e composizione ispirato al criterio della modularità; un ciclo di composizioni da camera in stile classico-contemporaneo; un’originale idea di teatro musicale basato sulla messa in scena estemporanea delle idiosincrasie personali dei musicisti e degli spettatori. Nel contesto sempre cangiante di ogni performance, un originale metodo di “direzione delle improvvisazioni” - qui definito “improvvisazione eterodiretta" - consentiva la continua sovrapposizione di piani e pratiche musicali e spettacolari fra i tre livelli. Questa temperie creativa, che rappresenta una delle più originali esperienze di ibridazione musicale e teatrale nel secondo Novecento americano, viene ricostruita e analizzata tramite la costituzione di un doppio corpus: un’ampia raccolta di opere, basata non solo sulla discografia ufficiale ma su documenti inediti audio e video provenienti dai concerti zappiani del triennio 1967-69, e una parallela raccolta di testimonianze desunte da un gran numero di interviste rilasciate da Zappa e dai suoi musicisti su riviste musicali americane ed europee oggi di ardua reperibilità, con l’aggiunta di varie ore di interviste dell’autore ai musicisti americani che in quel periodo affiancavano Zappa nell’ensemble Mothers of Invention.
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