Viene sviluppato il concetto antropologico di “atto musicale”, cioè della performance come azione sonora che esprime codici non solo musicali, ma comportamentali e cerimoniali, in una chiave che per le culture del Mediterraneo antico incrocia spesso i codici espressivi e simbolici del rituale. Questa chiave di lettura, evitando di ridurre l’atto musicale alla sua sola immanenza linguistica, e individuando una sua “trascendenza” nel significato individuale e sociale, nella portata etica, nel valore d’uso, consente di sviluppare una riflessione antropologica trasversale, aperta al confronto fra culture musicali diverse e distanti sia nel tempo che nello spazio. Nella cultura musicale afroamericana si riscontra una visione spesso spiritualistica dell’atto e dell’energetica musicale, lungo un percorso che si può tracciare dallo spiritual e dal gospel fino a numerose tendenze del jazz contemporaneo, e che può essere confrontata con la dottrina platonica dell’ethos dei modi, con quella aristotelica dell’entusiasmo, e più in generale col senso di una musica mediatrice fra l’uomo e il divino, a fini di celebrazione ma anche di guarigione e vantaggi psichici personali e collettivi. È interessante riscontrare che questo modello si manifesta, nella modernità, anche in contesti laici. Il paradosso si estrinseca nel fatto che questo approccio “spirituale” ha importanti ricadute fisiologiche, coltiva gli “effetti” psicofisici della musica, e nelle sue sollecitazioni neurologiche e muscolari trova espressione anche in una tipologia di movimenti, “ritualizzati” in senso lato, che possono talora assumere precisi moduli coreutici. Dal punto di vista dei modelli in gioco, la visione antico-mediterranea della natura e funzione dell’atto musicale trova così ampi rispecchiamenti tipologici nelle civiltà della trance religiosa, dall’Africa subsahariana fino al tarantismo apulo. Il materiale, comparativamente considerato, consente di ridisegnare i confini di una concezione magico-religiosa della musica che, vuoi per tradizioni e sincretismi già antichi, vuoi per approcci filosofici ed esistenziali moderni e contemporanei, concentra nell’atto musicale una serie di valori “estetici ed estatici” caratterizzati sia dalla loro interculturalità, sia dalla capacità di riproporsi in contesti storici e stilistici completamente diversi.

Musica pagana. L'atto musicale dal Mediterraneo antico all'America nera

SALVATORE, Gianfranco
1985-01-01

Abstract

Viene sviluppato il concetto antropologico di “atto musicale”, cioè della performance come azione sonora che esprime codici non solo musicali, ma comportamentali e cerimoniali, in una chiave che per le culture del Mediterraneo antico incrocia spesso i codici espressivi e simbolici del rituale. Questa chiave di lettura, evitando di ridurre l’atto musicale alla sua sola immanenza linguistica, e individuando una sua “trascendenza” nel significato individuale e sociale, nella portata etica, nel valore d’uso, consente di sviluppare una riflessione antropologica trasversale, aperta al confronto fra culture musicali diverse e distanti sia nel tempo che nello spazio. Nella cultura musicale afroamericana si riscontra una visione spesso spiritualistica dell’atto e dell’energetica musicale, lungo un percorso che si può tracciare dallo spiritual e dal gospel fino a numerose tendenze del jazz contemporaneo, e che può essere confrontata con la dottrina platonica dell’ethos dei modi, con quella aristotelica dell’entusiasmo, e più in generale col senso di una musica mediatrice fra l’uomo e il divino, a fini di celebrazione ma anche di guarigione e vantaggi psichici personali e collettivi. È interessante riscontrare che questo modello si manifesta, nella modernità, anche in contesti laici. Il paradosso si estrinseca nel fatto che questo approccio “spirituale” ha importanti ricadute fisiologiche, coltiva gli “effetti” psicofisici della musica, e nelle sue sollecitazioni neurologiche e muscolari trova espressione anche in una tipologia di movimenti, “ritualizzati” in senso lato, che possono talora assumere precisi moduli coreutici. Dal punto di vista dei modelli in gioco, la visione antico-mediterranea della natura e funzione dell’atto musicale trova così ampi rispecchiamenti tipologici nelle civiltà della trance religiosa, dall’Africa subsahariana fino al tarantismo apulo. Il materiale, comparativamente considerato, consente di ridisegnare i confini di una concezione magico-religiosa della musica che, vuoi per tradizioni e sincretismi già antichi, vuoi per approcci filosofici ed esistenziali moderni e contemporanei, concentra nell’atto musicale una serie di valori “estetici ed estatici” caratterizzati sia dalla loro interculturalità, sia dalla capacità di riproporsi in contesti storici e stilistici completamente diversi.
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