Il saggio indaga come la televisione generalista, nazionale e locale, costruisce il "mondo contadino", attraverso l’analisi etnografica del contenuto (describing and tracking discourses) di servizi televisivi relativi ad un contesto geografico-culturale ritenuto rappresentativo, la Valle d’Itria (Puglia). Il presupposto dell’analisi è che, come ha mostrato B. Anderson, le comunità vanno studiate non rispetto alla loro falsità/genuinità, ma nello stile in cui esse sono immaginate. Ciò è ancora più vero all’interno della dialettica globale-locale e del suo immaginario mediale, in quanto gli appartenenti a una data comunità territoriale pensano se stessi e il loro passato in relazione ad una rappresentazione allogena. I discorsi sono stati confrontati all’interno di quattro macro-categorie di analisi: la campagna (il contadino, la famiglia contadina, la comunità, il luogo, l’architettura, la tradizione), l’agricoltura (le tecniche, il sapere artigianale, i mezzi, il mercato, la crisi), la natura (la natura, il paesaggio, i problemi ambientali), l’altro (la città, il turista, la globalizzazione). Il saggio giunge ad alcune conclusioni: si perpetua lo stereotipo comunitario, tipico della televisione italiana; si ribadisce il tratto classico attribuito dalla sociologia al mondo contadino, cioè la subalternità, innanzitutto culturale; si individua un processo di de-territorializzazione, in quanto la specificità del luogo non ha rilevanza per la rappresentazione televisiva.
Una sconvenienza logica. Televisione e mondo contadino
SPINA, Ferdinando
2012-01-01
Abstract
Il saggio indaga come la televisione generalista, nazionale e locale, costruisce il "mondo contadino", attraverso l’analisi etnografica del contenuto (describing and tracking discourses) di servizi televisivi relativi ad un contesto geografico-culturale ritenuto rappresentativo, la Valle d’Itria (Puglia). Il presupposto dell’analisi è che, come ha mostrato B. Anderson, le comunità vanno studiate non rispetto alla loro falsità/genuinità, ma nello stile in cui esse sono immaginate. Ciò è ancora più vero all’interno della dialettica globale-locale e del suo immaginario mediale, in quanto gli appartenenti a una data comunità territoriale pensano se stessi e il loro passato in relazione ad una rappresentazione allogena. I discorsi sono stati confrontati all’interno di quattro macro-categorie di analisi: la campagna (il contadino, la famiglia contadina, la comunità, il luogo, l’architettura, la tradizione), l’agricoltura (le tecniche, il sapere artigianale, i mezzi, il mercato, la crisi), la natura (la natura, il paesaggio, i problemi ambientali), l’altro (la città, il turista, la globalizzazione). Il saggio giunge ad alcune conclusioni: si perpetua lo stereotipo comunitario, tipico della televisione italiana; si ribadisce il tratto classico attribuito dalla sociologia al mondo contadino, cioè la subalternità, innanzitutto culturale; si individua un processo di de-territorializzazione, in quanto la specificità del luogo non ha rilevanza per la rappresentazione televisiva.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.