Le società moderne fanno riferimento costante nella loro autorappresentazione al modello del mercato autoregolatore. Questa autorappresentazione offrirebbe in sé, nella prospettiva di queste società, garanzia di legittimità all’azione sociale e politica di uno Stato, un’azione che risulterebbe essere per definizione non invadente la vita quotidiana dei suoi cittadini e non lesiva dei diritti individuali. Secondo Palmisano, l’Occidente dunque rappresenta il mondo intero come mercato; ma lo rappresenta comunque ancora come mercato di scambio, come mercato commerciale, e non come mercato finanziario, mantenendo la valenza dello scambio sociale e politico implicita nel concetto di mercato di scambio, meno evidente in quella di mercato finanziario. Ogni lingua nativa rappresenta un sé in mezzo ad altri sé, rappresenta quindi una sfida a trascendere i limiti dei sé particolari: le lingue non sono da intendere come merci che possono o meno destare interesse nel consumatore, e sono dunque al di fuori di questa concezione del mondo come mercato. In effetti, l’uomo multiculturale non solo realizzerebbe il riconoscimento della pluralità in se stesso, ma trasformerebbe anche il discorso giuridico ed amministrativo in un discorso di tolleranza quantomeno al livello della comunicazione e della democrazia, che non è un discorso di mercato. Mentre le differenze possono dare luogo a problemi acuti all'interno di una società multiculturale proprio attraverso la loro manifestazione pubblica, rileva Palmisano, il diritto nazionale sembra avere sovrapproliferato. In questo contesto, trionfano il diritto imposto dal mercato finanziario e i diritti sopranazionali, che però rimangono deboli di fronte al diritto imposto dal mercato finanziario: le stesse lingue e le identità sociali e culturali ne risentono in maniera specifica. Ciononostante, gli stessi diritti nazionali non possono disconoscere i diritti –di gruppi e minoranze- di fronte allo Stato né, in particolare, i diritti consuetudinari; non possono insomma disconoscere tutti i diritti che rientrano nel movimento internazionale di riconoscimento dei diritti dei gruppi e dello “uomo in quanto tale”.

Multiculturalità e diritto nel mondo post-globale

PALMISANO, Antonio Luigi
2006-01-01

Abstract

Le società moderne fanno riferimento costante nella loro autorappresentazione al modello del mercato autoregolatore. Questa autorappresentazione offrirebbe in sé, nella prospettiva di queste società, garanzia di legittimità all’azione sociale e politica di uno Stato, un’azione che risulterebbe essere per definizione non invadente la vita quotidiana dei suoi cittadini e non lesiva dei diritti individuali. Secondo Palmisano, l’Occidente dunque rappresenta il mondo intero come mercato; ma lo rappresenta comunque ancora come mercato di scambio, come mercato commerciale, e non come mercato finanziario, mantenendo la valenza dello scambio sociale e politico implicita nel concetto di mercato di scambio, meno evidente in quella di mercato finanziario. Ogni lingua nativa rappresenta un sé in mezzo ad altri sé, rappresenta quindi una sfida a trascendere i limiti dei sé particolari: le lingue non sono da intendere come merci che possono o meno destare interesse nel consumatore, e sono dunque al di fuori di questa concezione del mondo come mercato. In effetti, l’uomo multiculturale non solo realizzerebbe il riconoscimento della pluralità in se stesso, ma trasformerebbe anche il discorso giuridico ed amministrativo in un discorso di tolleranza quantomeno al livello della comunicazione e della democrazia, che non è un discorso di mercato. Mentre le differenze possono dare luogo a problemi acuti all'interno di una società multiculturale proprio attraverso la loro manifestazione pubblica, rileva Palmisano, il diritto nazionale sembra avere sovrapproliferato. In questo contesto, trionfano il diritto imposto dal mercato finanziario e i diritti sopranazionali, che però rimangono deboli di fronte al diritto imposto dal mercato finanziario: le stesse lingue e le identità sociali e culturali ne risentono in maniera specifica. Ciononostante, gli stessi diritti nazionali non possono disconoscere i diritti –di gruppi e minoranze- di fronte allo Stato né, in particolare, i diritti consuetudinari; non possono insomma disconoscere tutti i diritti che rientrano nel movimento internazionale di riconoscimento dei diritti dei gruppi e dello “uomo in quanto tale”.
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