In una prospettiva squisitamente geografica il Mezzogiorno non costituisce una regione economica, in quanto, diversamente dalle configurazioni regionali, difetta sia dei caratteri dell’omogeneità territoriale sia di quelli dell’interazione funzionale. Il Mezzogiorno si presenta piuttosto come un insieme eterogeneo e poco integrato, costituito da realtà puntuali che raramente assumono una configurazione sistemica di tipo sovralocale. La stessa armatura urbana si presenta debole e tuttora poco sviluppata; le città non riescono a svolgere funzioni ordinatrici dello spazio regionale e a proporsi come centri nodali e propulsivi dello sviluppo territoriale. Il fattore di debolezza dell’economia risiede proprio nell’inconsistenza del tessuto relazionale e nell’assenza di ispessimenti relazionali tali da generare quelle economia esterne che possano supportare la crescita competitiva del tessuto imprenditoriale. Considerato che il territorio è per definizione uno spazio relazionale complesso, il Mezzogiorno si presenta come una regione senza territorio e, in un’economia della conoscenza che fonda il proprio sviluppo proprio sull’intensità delle sinergie relazionali, questa sua caratterizzazione diviene causa irreversibile di marginalizzazione economica. Sulla base di questa premessa interpretativa il contributo propone una disamina della competitività economica del Mezzogiorno, partendo dai divari strutturali: Pil, occupazione, produttività, per giungere alle cause dirette ed indirette che ne sono alla base, concentrando l’attenzione proprio su quei fenomeni che più degli altri ostacolano la relazionalità economica e sociale, come l’assottigliarsi della dotazione di capitale sociale e la pervasività del fenomeno criminale. La conclusione è che una politica di sviluppo del Mezzogiorno non può prescindere da un’azione di ricapitalizzazione sociale che ricostituisca e rafforzi il tessuto relazionale, facendone fattori propulsivo dell’economia regionale.

La deriva del Mezzogiorno. Alle radici del divario

POLLICE, Fabio
2012-01-01

Abstract

In una prospettiva squisitamente geografica il Mezzogiorno non costituisce una regione economica, in quanto, diversamente dalle configurazioni regionali, difetta sia dei caratteri dell’omogeneità territoriale sia di quelli dell’interazione funzionale. Il Mezzogiorno si presenta piuttosto come un insieme eterogeneo e poco integrato, costituito da realtà puntuali che raramente assumono una configurazione sistemica di tipo sovralocale. La stessa armatura urbana si presenta debole e tuttora poco sviluppata; le città non riescono a svolgere funzioni ordinatrici dello spazio regionale e a proporsi come centri nodali e propulsivi dello sviluppo territoriale. Il fattore di debolezza dell’economia risiede proprio nell’inconsistenza del tessuto relazionale e nell’assenza di ispessimenti relazionali tali da generare quelle economia esterne che possano supportare la crescita competitiva del tessuto imprenditoriale. Considerato che il territorio è per definizione uno spazio relazionale complesso, il Mezzogiorno si presenta come una regione senza territorio e, in un’economia della conoscenza che fonda il proprio sviluppo proprio sull’intensità delle sinergie relazionali, questa sua caratterizzazione diviene causa irreversibile di marginalizzazione economica. Sulla base di questa premessa interpretativa il contributo propone una disamina della competitività economica del Mezzogiorno, partendo dai divari strutturali: Pil, occupazione, produttività, per giungere alle cause dirette ed indirette che ne sono alla base, concentrando l’attenzione proprio su quei fenomeni che più degli altri ostacolano la relazionalità economica e sociale, come l’assottigliarsi della dotazione di capitale sociale e la pervasività del fenomeno criminale. La conclusione è che una politica di sviluppo del Mezzogiorno non può prescindere da un’azione di ricapitalizzazione sociale che ricostituisca e rafforzi il tessuto relazionale, facendone fattori propulsivo dell’economia regionale.
2012
9788861596917
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