L’attività letteraria di Galileo Galilei non si limitò ai noti esercizi critici (le due lezioni sulla topografia dell’Inferno di Dante, le Postille all’Ariosto, le Considerazioni al Tasso e le Postille al Petrarca). Gli piacque cimentarsi anche (ed è cosa meno nota) nella composizione poetica, certamente non con ambizioni di gloria, ma con molto meno dilettantismo di quanto si possa pensare. Pochi ed eterogenei per forma e argomento, i componimenti poetici galileiani offrono tanti elementi, attraverso i quali ricostruire in maniera piú precisa il profilo culturale e la collocazione storico-letteraria dello scienziato pisano. Si tratta di nove testi in tutto: un capitolo in terza rima, Contro il portar la toga, di ispirazione bernesca; sei sonetti, di cui l’ultimo è un enigma, e due canzoni, di cui la prima, Per le stelle medicee temerariamente oppugnate, è dedicata alla scoperta dei quattro satelliti di Giove, battezzati con il nome di Pianeti Medicei, in onore di Cosimo II de’ Medici, mentre la seconda, Poi che tutto l’incendio che ni strugge, è di chiaro stampo petrarchesco. L’analisi di queste poesie ha permesso di delineare il quadro di un’esperienza poetica complessa e poliedrica. In essa infatti coesistono e si esprimono tendenze diverse, persino antitetiche: la poesia burlesca, e il bernismo in particolare, da interpretare come segno non già del nostalgico attardarsi nel culto di forme poetiche cinquecentesche, bensí dell’adesione a uno dei fenomeni letterari di maggiore successo del Seicento, specialmente in Toscana; il petrarchismo profondo e consapevole, frutto del minuto, puntuale e costante lavoro di commento condotto sul Canzoniere; il gusto poetico seicentesco, evidente nell’attrazione esercitata dai giochi di parole, dalle antitesi, dalle costruzioni complesse fino al limite dell’artificio. Non si intenda, però la diversità delle forme espressive come manifestazione di dilettantismo. La tentazione delle Muse fu per Galilei invece una sfida che sollecitò la sua sensibilità culturale e la sua disponibilità nei confronti di alcuni generi di maggiore fortuna della tradizione letteraria non meno che di alcune tendenze della letteratura contemporanea. Infine, l’esercizio poetico galileiano, pur non potendo rivendicare alcuna centralità, mostra però rilievo e dignità, essendosi sviluppato non in maniera sporadica e in momenti ben circoscritti, ma innestandosi su un costante interesse letterario e occupando, piuttosto regolarmente, l’intero arco della vita dello scienziato pisano: restituendoci cosí di lui un’immagine di letterato piú completa e ricca di sfumature.

Galilei poeta

MARZO, Antonio
2002-01-01

Abstract

L’attività letteraria di Galileo Galilei non si limitò ai noti esercizi critici (le due lezioni sulla topografia dell’Inferno di Dante, le Postille all’Ariosto, le Considerazioni al Tasso e le Postille al Petrarca). Gli piacque cimentarsi anche (ed è cosa meno nota) nella composizione poetica, certamente non con ambizioni di gloria, ma con molto meno dilettantismo di quanto si possa pensare. Pochi ed eterogenei per forma e argomento, i componimenti poetici galileiani offrono tanti elementi, attraverso i quali ricostruire in maniera piú precisa il profilo culturale e la collocazione storico-letteraria dello scienziato pisano. Si tratta di nove testi in tutto: un capitolo in terza rima, Contro il portar la toga, di ispirazione bernesca; sei sonetti, di cui l’ultimo è un enigma, e due canzoni, di cui la prima, Per le stelle medicee temerariamente oppugnate, è dedicata alla scoperta dei quattro satelliti di Giove, battezzati con il nome di Pianeti Medicei, in onore di Cosimo II de’ Medici, mentre la seconda, Poi che tutto l’incendio che ni strugge, è di chiaro stampo petrarchesco. L’analisi di queste poesie ha permesso di delineare il quadro di un’esperienza poetica complessa e poliedrica. In essa infatti coesistono e si esprimono tendenze diverse, persino antitetiche: la poesia burlesca, e il bernismo in particolare, da interpretare come segno non già del nostalgico attardarsi nel culto di forme poetiche cinquecentesche, bensí dell’adesione a uno dei fenomeni letterari di maggiore successo del Seicento, specialmente in Toscana; il petrarchismo profondo e consapevole, frutto del minuto, puntuale e costante lavoro di commento condotto sul Canzoniere; il gusto poetico seicentesco, evidente nell’attrazione esercitata dai giochi di parole, dalle antitesi, dalle costruzioni complesse fino al limite dell’artificio. Non si intenda, però la diversità delle forme espressive come manifestazione di dilettantismo. La tentazione delle Muse fu per Galilei invece una sfida che sollecitò la sua sensibilità culturale e la sua disponibilità nei confronti di alcuni generi di maggiore fortuna della tradizione letteraria non meno che di alcune tendenze della letteratura contemporanea. Infine, l’esercizio poetico galileiano, pur non potendo rivendicare alcuna centralità, mostra però rilievo e dignità, essendosi sviluppato non in maniera sporadica e in momenti ben circoscritti, ma innestandosi su un costante interesse letterario e occupando, piuttosto regolarmente, l’intero arco della vita dello scienziato pisano: restituendoci cosí di lui un’immagine di letterato piú completa e ricca di sfumature.
2002
888402367X
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