Il lavoro esamina la presenza e il trattamento del lessico giuridico nei dizionari dell’uso della lingua italiana (DO, GRADIT, SC, Zing, VOLIT) e riflette sul modo in cui la lingua del diritto e i suoi aspetti di variazione rispetto alla lingua comune o ad altre varietà diafasiche settoriali emergono dalla recente descrizione lessicografica di tipo sincronico. Il lavoro parte da una ricognizione preliminare nei dizionari consultati della consistenza e della tipologia del lessico giuridico: tecnicismi specifici e riformulazioni giuridiche, tecnicismi collaterali, voci di uso comune, altro. Presenta le principali modalità definitorie e i possibili modelli di riferimento lessicografici e testuali (tra questi, testi legislativi e codici). Confronta accezioni comuni e accezioni di ambito giuridico o di altri ambiti (gerarchia e rapporto tra accezioni; presenza/assenza di marca diafasica settoriale; eventuale indicazione di uso infrasettoriale). Osserva il trattamento di voci formate con affissi ricorrenti nel lessico giuridico e di locuzioni, collocazioni e unità polirematiche (trattate solo da alcuni dizionari). Segnala gruppi, categorie di voci o accezioni ben attestate nei testi giuridici, ma tendenzialmente escluse dalla lemmatizzazione nei dizionari: prassimi e sinonimi cólti, frequenti in testi di giurisprudenza e dottrina, ossia in tipi di testi ancora poco spogliati dalla lessicografia; voci o locuzioni di formazione incipiente. All’indagine nei dizionari il lavoro affianca la ricerca in ampi archivi di testi giuridici (contemporanei e non) e si propone, anche grazie al confronto con le informazioni lì rintracciate, di suggerire possibili linee di metodo per perfezionare le indicazioni lessicografiche (entro i caratteri propri dei dizionari dell’uso) nella gestione complessiva della voce, nella datazione, nell’aderenza delle definizioni all’effettiva realtà semantica delle voci all’interno dei testi.

Variazione diafasica e lessicografia. Ricognizioni sul lessico giuridico nei dizionari dell'uso

DELL'ANNA, Maria Vittoria
2012-01-01

Abstract

Il lavoro esamina la presenza e il trattamento del lessico giuridico nei dizionari dell’uso della lingua italiana (DO, GRADIT, SC, Zing, VOLIT) e riflette sul modo in cui la lingua del diritto e i suoi aspetti di variazione rispetto alla lingua comune o ad altre varietà diafasiche settoriali emergono dalla recente descrizione lessicografica di tipo sincronico. Il lavoro parte da una ricognizione preliminare nei dizionari consultati della consistenza e della tipologia del lessico giuridico: tecnicismi specifici e riformulazioni giuridiche, tecnicismi collaterali, voci di uso comune, altro. Presenta le principali modalità definitorie e i possibili modelli di riferimento lessicografici e testuali (tra questi, testi legislativi e codici). Confronta accezioni comuni e accezioni di ambito giuridico o di altri ambiti (gerarchia e rapporto tra accezioni; presenza/assenza di marca diafasica settoriale; eventuale indicazione di uso infrasettoriale). Osserva il trattamento di voci formate con affissi ricorrenti nel lessico giuridico e di locuzioni, collocazioni e unità polirematiche (trattate solo da alcuni dizionari). Segnala gruppi, categorie di voci o accezioni ben attestate nei testi giuridici, ma tendenzialmente escluse dalla lemmatizzazione nei dizionari: prassimi e sinonimi cólti, frequenti in testi di giurisprudenza e dottrina, ossia in tipi di testi ancora poco spogliati dalla lessicografia; voci o locuzioni di formazione incipiente. All’indagine nei dizionari il lavoro affianca la ricerca in ampi archivi di testi giuridici (contemporanei e non) e si propone, anche grazie al confronto con le informazioni lì rintracciate, di suggerire possibili linee di metodo per perfezionare le indicazioni lessicografiche (entro i caratteri propri dei dizionari dell’uso) nella gestione complessiva della voce, nella datazione, nell’aderenza delle definizioni all’effettiva realtà semantica delle voci all’interno dei testi.
2012
9788876674334
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