Etimologicamente “genitore” (dal latino “gigno” = genero, produco, metto al mondo, partorisco) è “colui che genera o ha generato”, ovvero colui che ha prodotto (e ha messo a disposizione) un gamete; dall’unione di questo con un altro gamete, proveniente da un individuo di sesso opposto, è nato, ovvero si è generato, lo zigote che costituisce lo stadio iniziale del processo riproduttivo. Avendo come livello fondante e primordiale il livello biologico, la genitorialità costituisce un evento “normale”, in quanto fa parte del normale corso evolutivo degli esseri umani e rappresenta una delle transizioni di vita di cui più comunemente fanno esperienza gli individui. A questo livello, poiché tutti gli esseri viventi sono stati generati e molti genereranno, la genitorialità costituisce anche un processo ciclico, di cui certamente si è fatto esperienza alla nascita e si potrà fare esperienza in età adulta. Allo stesso tempo, in seguito ai cambiamenti della società occidentale, il concetto di genitorialità si è esteso fino a comprendere non soltanto coloro che hanno concepito biologicamente, ma anche altri individui (genitori adottivi, affidatari ecc.). Più precisamente, oggi il termine “genitore” può essere definisce tre condizioni: 1) colui/colei che ha generato un bambino/a e se ne prende cura, 2) colui/colei che ha generato un bambino/a ma non se ne prende cura (e può anche ignorarne l’esistenza), 3) colui/colei che si prende cura di un bambino/a che non ha generato. Pertanto, il solo livello biologico seppur fondante, è insufficiente per comprendere la genitorialità dell’uomo. A conferma di ciò è anche l’evidenza di come la genitorialità vada oltre il substrato biologico dell’individuo, ossia la parte affettiva e istintuale, per quanto tale substrato sia certamente indispensabile, in quanto motore dell’amore che muove o dovrebbe muovere ogni genitore. Sebbene la genitorialità tenda ancora ad essere vista come guidata dall’istinto, è evidente che si tratta, piuttosto, di una condizione che necessita di un processo cognitivo di livello superiore che consenta di percepire e rispondere agli eventi in maniera appropriata. Tale processo ha come meccanismo centrale l’elaborazione cognitiva delle informazioni, la quale permette di generare previsioni sugli effetti del proprio comportamento e delle reazioni degli altri, al fine di pianificare strategie di comportamento adattive.
Genitorialità. Profili psicologici, aspetti patologicie criteri di valutazione
GRECO, Oronzo Antonio;
2009-01-01
Abstract
Etimologicamente “genitore” (dal latino “gigno” = genero, produco, metto al mondo, partorisco) è “colui che genera o ha generato”, ovvero colui che ha prodotto (e ha messo a disposizione) un gamete; dall’unione di questo con un altro gamete, proveniente da un individuo di sesso opposto, è nato, ovvero si è generato, lo zigote che costituisce lo stadio iniziale del processo riproduttivo. Avendo come livello fondante e primordiale il livello biologico, la genitorialità costituisce un evento “normale”, in quanto fa parte del normale corso evolutivo degli esseri umani e rappresenta una delle transizioni di vita di cui più comunemente fanno esperienza gli individui. A questo livello, poiché tutti gli esseri viventi sono stati generati e molti genereranno, la genitorialità costituisce anche un processo ciclico, di cui certamente si è fatto esperienza alla nascita e si potrà fare esperienza in età adulta. Allo stesso tempo, in seguito ai cambiamenti della società occidentale, il concetto di genitorialità si è esteso fino a comprendere non soltanto coloro che hanno concepito biologicamente, ma anche altri individui (genitori adottivi, affidatari ecc.). Più precisamente, oggi il termine “genitore” può essere definisce tre condizioni: 1) colui/colei che ha generato un bambino/a e se ne prende cura, 2) colui/colei che ha generato un bambino/a ma non se ne prende cura (e può anche ignorarne l’esistenza), 3) colui/colei che si prende cura di un bambino/a che non ha generato. Pertanto, il solo livello biologico seppur fondante, è insufficiente per comprendere la genitorialità dell’uomo. A conferma di ciò è anche l’evidenza di come la genitorialità vada oltre il substrato biologico dell’individuo, ossia la parte affettiva e istintuale, per quanto tale substrato sia certamente indispensabile, in quanto motore dell’amore che muove o dovrebbe muovere ogni genitore. Sebbene la genitorialità tenda ancora ad essere vista come guidata dall’istinto, è evidente che si tratta, piuttosto, di una condizione che necessita di un processo cognitivo di livello superiore che consenta di percepire e rispondere agli eventi in maniera appropriata. Tale processo ha come meccanismo centrale l’elaborazione cognitiva delle informazioni, la quale permette di generare previsioni sugli effetti del proprio comportamento e delle reazioni degli altri, al fine di pianificare strategie di comportamento adattive.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.