Uno dei luoghi maggiormente predisposti a una interpretazione distorsiva della realtà è il mondo subacqueo. Ciò è forse dovuto al fatto che i panorami sommersi sono visti ma, paradossalmente sono soprattutto non visti, come se fossero cioè gli ultimi depositari di una forma di immaginifico speciale reso possibile solo da pochi e fortunati eletti che hanno avuto la possibilità e la volontà di interessarsi alla esplorazione delle acque marine. Costoro rappresentano una minoranza assoluta dell'umanità (basti pensare al rapporto tra sommozzatori e non sommozzatori), però la testimonianza diretta di ciò che hanno incontrato nelle varie discese ha una presa e un potere tale sull'immaginario comune che spessissimo si è capaci di immaginare scenari subacquei di immane grandiosità, mistero, bellezza, pericolo; addirittura si può giungere alla rappresentazione di queste realtà senza neanche averle osservate. È ciò che è accaduto quando i grandi esploratori si recarono in terre lontanissime, ammantate da mistero e le loro cronache riuscirono a stimolare lo spirito di avventura di intere generazioni di ardimentosi giovani e meno giovani, avvinti proprio dalla straordinarietà dei luoghi. Davvero, come avviene tra un bambino e un genitore, si instaura un momento di tale permeazione, di così forte empatia da parte di chi ascolta o apprende una esperienza altrui, che si instaura un momento di pura e semplice fede. Il totale abbandono che segue nell'accogliere il racconto rende possibile una straordinaria capacità di astrazione, di immaginazione e di interpretazione della realtà che si vuole indirettamente conoscere da riuscire, sovente, a creare sia un paesaggio molto simile a quello esistente, sia un paesaggio ancora più straordinario, in cui le leggi della fisica, della geologia, della biologia marina, iniziano a differire dalla norma. I limiti del possibile si fanno allora più elastici, assumono una sorta di vibrazione paragonabile al tremolio di un miraggio e al contempo rendono la realtà inesistente ancora più interessante e intrigante di quella originale da cui ha avuto spunto e origine tutto. L'attore che scende sott'acqua, quindi, è suo malgrado tramite del passaggio della sua esperienza diretta all'ascoltatore che la modella a suo piacimento o, meglio, a seconda della sua stessa sensibilità, del suo vissuto, della sua cultura, dei suoi costrutti logici. Ecco come la narrazione di un palombaro in una osteria nel porto si trasforma nella idealizzazione del luogo più affascinante, terribile, misterioso del mondo, l'apoteosi di tutte le distorsioni. Ma l'ambiente subacqueo è per sua natura un ambiente in cui regna l'effimero: la permanenza in esso è per l'uomo molto limitata, la visione è possibile solo attraverso uno straordinario sistema di rifrazione della luce che cambia più volte mezzo di trasmissione (aria atmosferica, acqua, vetro della mascher a, aria nella maschera, pupilla, umore oculare); la stessa luce subisce, attraversando l'acqua, l'assorbimento selettivo delle sue componenti cromatiche; le distanze sembrano variare (un oggetto immerso pare un terzo più vicino e un quarto più grande della realtà); non c'è il senso dell'alto e del basso, la gravità può essere annullata; infine, illusione e distorsione totale, l'orecchio non è più l’organo dell'udito, poichè tutto il corpo diviene un amplificatore. Tutto ciò ha rappresentato la fortuna dell'epopea relativa alla cinematografia subacquea, che ha avuto in Folco Quilici e nelle sue straordinarie cronache di viaggi il primo e più riuscito rappresentante. Con questo spirito, quindi, ci si accinge a descrivere l'ambiente costiero subacqueo dello jonio salentino, certo che questo wonderland sommerso sia fra gli ambienti che più di altri si offrono per stupire e impressionare

Paesaggi subacquei della costa jonica salentina: distorsione della realtà?,

PICCIOLI RESTA, GIUSEPPE
2010-01-01

Abstract

Uno dei luoghi maggiormente predisposti a una interpretazione distorsiva della realtà è il mondo subacqueo. Ciò è forse dovuto al fatto che i panorami sommersi sono visti ma, paradossalmente sono soprattutto non visti, come se fossero cioè gli ultimi depositari di una forma di immaginifico speciale reso possibile solo da pochi e fortunati eletti che hanno avuto la possibilità e la volontà di interessarsi alla esplorazione delle acque marine. Costoro rappresentano una minoranza assoluta dell'umanità (basti pensare al rapporto tra sommozzatori e non sommozzatori), però la testimonianza diretta di ciò che hanno incontrato nelle varie discese ha una presa e un potere tale sull'immaginario comune che spessissimo si è capaci di immaginare scenari subacquei di immane grandiosità, mistero, bellezza, pericolo; addirittura si può giungere alla rappresentazione di queste realtà senza neanche averle osservate. È ciò che è accaduto quando i grandi esploratori si recarono in terre lontanissime, ammantate da mistero e le loro cronache riuscirono a stimolare lo spirito di avventura di intere generazioni di ardimentosi giovani e meno giovani, avvinti proprio dalla straordinarietà dei luoghi. Davvero, come avviene tra un bambino e un genitore, si instaura un momento di tale permeazione, di così forte empatia da parte di chi ascolta o apprende una esperienza altrui, che si instaura un momento di pura e semplice fede. Il totale abbandono che segue nell'accogliere il racconto rende possibile una straordinaria capacità di astrazione, di immaginazione e di interpretazione della realtà che si vuole indirettamente conoscere da riuscire, sovente, a creare sia un paesaggio molto simile a quello esistente, sia un paesaggio ancora più straordinario, in cui le leggi della fisica, della geologia, della biologia marina, iniziano a differire dalla norma. I limiti del possibile si fanno allora più elastici, assumono una sorta di vibrazione paragonabile al tremolio di un miraggio e al contempo rendono la realtà inesistente ancora più interessante e intrigante di quella originale da cui ha avuto spunto e origine tutto. L'attore che scende sott'acqua, quindi, è suo malgrado tramite del passaggio della sua esperienza diretta all'ascoltatore che la modella a suo piacimento o, meglio, a seconda della sua stessa sensibilità, del suo vissuto, della sua cultura, dei suoi costrutti logici. Ecco come la narrazione di un palombaro in una osteria nel porto si trasforma nella idealizzazione del luogo più affascinante, terribile, misterioso del mondo, l'apoteosi di tutte le distorsioni. Ma l'ambiente subacqueo è per sua natura un ambiente in cui regna l'effimero: la permanenza in esso è per l'uomo molto limitata, la visione è possibile solo attraverso uno straordinario sistema di rifrazione della luce che cambia più volte mezzo di trasmissione (aria atmosferica, acqua, vetro della mascher a, aria nella maschera, pupilla, umore oculare); la stessa luce subisce, attraversando l'acqua, l'assorbimento selettivo delle sue componenti cromatiche; le distanze sembrano variare (un oggetto immerso pare un terzo più vicino e un quarto più grande della realtà); non c'è il senso dell'alto e del basso, la gravità può essere annullata; infine, illusione e distorsione totale, l'orecchio non è più l’organo dell'udito, poichè tutto il corpo diviene un amplificatore. Tutto ciò ha rappresentato la fortuna dell'epopea relativa alla cinematografia subacquea, che ha avuto in Folco Quilici e nelle sue straordinarie cronache di viaggi il primo e più riuscito rappresentante. Con questo spirito, quindi, ci si accinge a descrivere l'ambiente costiero subacqueo dello jonio salentino, certo che questo wonderland sommerso sia fra gli ambienti che più di altri si offrono per stupire e impressionare
2010
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11587/364815
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