La resa latina di singoli termini greci e poi di sentenze greche costituisce per Seneca un problema con il quale confrontarsi continuamente, tanto è vero che nelle sue opere filosofiche, come abbiamo detto sopra, le citazioni greche in originale sono quasi del tutto assenti, e ad esse si preferisce dare una forma latina attraverso una traduzione più o meno letterale o più libera. In altre parole, il filosofo, pur essendo consapevole dell’estrema egestas del latino rispetto al greco, non rinuncia allo sforzo di sfruttare tutte le risorse della lingua latina per riprodurre convenientemente il lessico e i concetti greci. Naturalmente non interessa tanto a Seneca l’aspetto puramente formale della comunicazione letteraria, quanto piuttosto il contenuto che assume dal punto di vista filosofico un’importanza fondamentale. Si comprende così il senso dell’affermazione di Seneca che la saggezza si può raggiungere anche senza gli studi liberali: quid est autem quare existimem non futurum sapientem eum qui litteras nescit, cum sapientia non sit in litteris? Res tradit, non verba (ep. 88,32). Emerge qui un'opposizione fondamentale nelle lettere di Seneca, quella tra verba e res, e tra dicere e facere, tra il vuoto formalismo delle parole e il vivere secondo la norma etica, dimostrando che l'otium filosofico richiede un'azione morale in cui si dispieghino la virtus e la voluntas. Il filosofo, allora, che non deve lasciarsi sedurre dall’ornatus né ricercare gli applausi del pubblico, deve avere di mira non il piacere degli ascoltatori, ma la loro utilità: non delectent verba nostra sed prosint (ep. 75,5). A questo scopo eminentemente pratico sono piegate le esigenze letterarie, che, tuttavia, conservano tutta la loro importanza, perché il linguaggio filosofico senecano, che attraverso l’admonitio mira a colpire direttamente l’animo dell’ascoltatore per convertirlo alla filosofia e indirizzarlo alla sapientia, non può fare a meno di utilizzare tutti gli artifici della retorica.

Seneca e il greco. La terminologia filosofica

LAUDIZI, Giovanni
2010-01-01

Abstract

La resa latina di singoli termini greci e poi di sentenze greche costituisce per Seneca un problema con il quale confrontarsi continuamente, tanto è vero che nelle sue opere filosofiche, come abbiamo detto sopra, le citazioni greche in originale sono quasi del tutto assenti, e ad esse si preferisce dare una forma latina attraverso una traduzione più o meno letterale o più libera. In altre parole, il filosofo, pur essendo consapevole dell’estrema egestas del latino rispetto al greco, non rinuncia allo sforzo di sfruttare tutte le risorse della lingua latina per riprodurre convenientemente il lessico e i concetti greci. Naturalmente non interessa tanto a Seneca l’aspetto puramente formale della comunicazione letteraria, quanto piuttosto il contenuto che assume dal punto di vista filosofico un’importanza fondamentale. Si comprende così il senso dell’affermazione di Seneca che la saggezza si può raggiungere anche senza gli studi liberali: quid est autem quare existimem non futurum sapientem eum qui litteras nescit, cum sapientia non sit in litteris? Res tradit, non verba (ep. 88,32). Emerge qui un'opposizione fondamentale nelle lettere di Seneca, quella tra verba e res, e tra dicere e facere, tra il vuoto formalismo delle parole e il vivere secondo la norma etica, dimostrando che l'otium filosofico richiede un'azione morale in cui si dispieghino la virtus e la voluntas. Il filosofo, allora, che non deve lasciarsi sedurre dall’ornatus né ricercare gli applausi del pubblico, deve avere di mira non il piacere degli ascoltatori, ma la loro utilità: non delectent verba nostra sed prosint (ep. 75,5). A questo scopo eminentemente pratico sono piegate le esigenze letterarie, che, tuttavia, conservano tutta la loro importanza, perché il linguaggio filosofico senecano, che attraverso l’admonitio mira a colpire direttamente l’animo dell’ascoltatore per convertirlo alla filosofia e indirizzarlo alla sapientia, non può fare a meno di utilizzare tutti gli artifici della retorica.
2010
9788867600052
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11587/362495
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