Alla luce degli orientamenti storiografici più recenti sul Risorgimento italiano, e meridionale in particolare, il contributo che si presenta si sofferma sull’apporto fornito dalle classi medie salentine alla causa nazionale. Lo fa ricorrendo principalmente alla metodologia dell’histoire croisée che, attraverso l’incrocio dei nominativi contenuti in diverse liste – da quelle dei maggiori contribuenti alla ricchezza mobile del 1872 a quelle dei falliti dichiarati dal Tribunale civile e penale di Lecce tra gli anni ’60 dell’Ottocento e il primo quindicennio del Novecento, dei principali esproprianti ed acquirenti salentini dello stesso periodo, dei componenti delle bande musicali preunitarie, dei volontari garibaldini di Terra d’Otranto, ecc. – con quelli soprattutto di tutti coloro che subirono un processo ad opera della Gran Corte Criminale del Regno di Napoli, degli attendibili e degli implicati in associazioni segrete (recuperati presso l’Archivio di Stato di Lecce), consente di indagare su alcuni protagonisti interessanti dei ceti medi locali impegnati nella lotta risorgimentale, restituendo al contempo un quadro complesso e articolato del rapporto tra le borghesie del Salento e il Risorgimento italiano, “variegato” nei canali patriottici seguiti e strutturato su livelli sociali diversi. Partendo da tali risultati, il contributo si sofferma poi, nell’ambito di una lettura “allargata” agli esuli meridionali nel Regno di Sardegna, sul rapporto tra classi medie salentine ed emigrazione in tali territori, grazie soprattutto all’incrocio dei nominativi emersi con tutti quelli di cui si è trovata traccia tra le carte del fondo Gabinetto del ministero degli Interni del Regno di Sardegna e del Comitato centrale dell’emigrazione italiana, conservate presso l’Archivio di Stato di Torino (Sezione Corte e Sezioni Riunite). La ricerca offre una serie di spunti di riflessione sul rapporto tra élites economiche salentine e patriottismo e su quanto quest’ultimo abbia potuto giocare positivamente sul piano dell’affermazione sociale ed economica; sul rapporto tra i più modesti ceti medi locali (artieri, artigiani, commercianti, artisti, ecc.) e l’esperienza musicale risorgimentale; su quello tra le “figure nascoste” e il volontariato, che registra la presenza di alcuni sarti, dettaglianti, artigiani, ecc. tra le fila dell’esercito dei Mille. Aspetto, quest’ultimo, che richiama una serie di considerazioni sui numeri e l’incidenza effettiva dei ceti medi meridionali nell’esperienza del volontariato (garibaldino soprattutto) e sul successo e la capacità di attrazione presso le grandi masse del Mezzogiorno d’Italia di Giuseppe Garibaldi. Sul fronte della presenza salentina in Piemonte, inoltre, il contributo ricostruisce le vicende di alcuni esuli, analizzate nel contesto più ampio dell’emigrazione meridionale, e pugliese in primis, e con particolare attenzione alla vita quotidiana degli emigrati, alle loro strategie di adattamento e di sopravvivenza, alle loro emozioni, alle loro reti di relazione e di amicizia, alle loro traiettorie di vita e di “pensiero”.

Il mestiere e il tricolore. Sulle classi medie salentine e il Risorgimento italiano

CAROPPO, Elisabetta
2011-01-01

Abstract

Alla luce degli orientamenti storiografici più recenti sul Risorgimento italiano, e meridionale in particolare, il contributo che si presenta si sofferma sull’apporto fornito dalle classi medie salentine alla causa nazionale. Lo fa ricorrendo principalmente alla metodologia dell’histoire croisée che, attraverso l’incrocio dei nominativi contenuti in diverse liste – da quelle dei maggiori contribuenti alla ricchezza mobile del 1872 a quelle dei falliti dichiarati dal Tribunale civile e penale di Lecce tra gli anni ’60 dell’Ottocento e il primo quindicennio del Novecento, dei principali esproprianti ed acquirenti salentini dello stesso periodo, dei componenti delle bande musicali preunitarie, dei volontari garibaldini di Terra d’Otranto, ecc. – con quelli soprattutto di tutti coloro che subirono un processo ad opera della Gran Corte Criminale del Regno di Napoli, degli attendibili e degli implicati in associazioni segrete (recuperati presso l’Archivio di Stato di Lecce), consente di indagare su alcuni protagonisti interessanti dei ceti medi locali impegnati nella lotta risorgimentale, restituendo al contempo un quadro complesso e articolato del rapporto tra le borghesie del Salento e il Risorgimento italiano, “variegato” nei canali patriottici seguiti e strutturato su livelli sociali diversi. Partendo da tali risultati, il contributo si sofferma poi, nell’ambito di una lettura “allargata” agli esuli meridionali nel Regno di Sardegna, sul rapporto tra classi medie salentine ed emigrazione in tali territori, grazie soprattutto all’incrocio dei nominativi emersi con tutti quelli di cui si è trovata traccia tra le carte del fondo Gabinetto del ministero degli Interni del Regno di Sardegna e del Comitato centrale dell’emigrazione italiana, conservate presso l’Archivio di Stato di Torino (Sezione Corte e Sezioni Riunite). La ricerca offre una serie di spunti di riflessione sul rapporto tra élites economiche salentine e patriottismo e su quanto quest’ultimo abbia potuto giocare positivamente sul piano dell’affermazione sociale ed economica; sul rapporto tra i più modesti ceti medi locali (artieri, artigiani, commercianti, artisti, ecc.) e l’esperienza musicale risorgimentale; su quello tra le “figure nascoste” e il volontariato, che registra la presenza di alcuni sarti, dettaglianti, artigiani, ecc. tra le fila dell’esercito dei Mille. Aspetto, quest’ultimo, che richiama una serie di considerazioni sui numeri e l’incidenza effettiva dei ceti medi meridionali nell’esperienza del volontariato (garibaldino soprattutto) e sul successo e la capacità di attrazione presso le grandi masse del Mezzogiorno d’Italia di Giuseppe Garibaldi. Sul fronte della presenza salentina in Piemonte, inoltre, il contributo ricostruisce le vicende di alcuni esuli, analizzate nel contesto più ampio dell’emigrazione meridionale, e pugliese in primis, e con particolare attenzione alla vita quotidiana degli emigrati, alle loro strategie di adattamento e di sopravvivenza, alle loro emozioni, alle loro reti di relazione e di amicizia, alle loro traiettorie di vita e di “pensiero”.
2011
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11587/362420
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