Il saggio, incentrato sull’inchiesta promossa nel 1580 dalla Segreteria di Stato di Roma, d’intesa con la Nunziatura Apostolica e con il viceré di Napoli, analizza, nel più ampio contesto dei rapporti tra Stato e Chiesa (a livello centrale e periferico), la consuetudine («antica e immemorabile») in virtù della quale, nel corso del XVI secolo, i vescovi del Regno di Napoli, attraverso il testamento dell’anima(o ad pias causas), imponevano un prelievo forzoso sui beni di coloro che erano morti senza aver lasciato alcuna disposizione testamentaria, negando, in caso di resistenza da parte degli eredi, la celebrazione delle messe di suffragio e, in alcuni casi, la sepoltura ecclesiastica ai corpi dei defunti.

Un'inchiesta cinquecentesca sull'episcopato del Regno di Napoli

GAUDIOSO, Francesco
2011-01-01

Abstract

Il saggio, incentrato sull’inchiesta promossa nel 1580 dalla Segreteria di Stato di Roma, d’intesa con la Nunziatura Apostolica e con il viceré di Napoli, analizza, nel più ampio contesto dei rapporti tra Stato e Chiesa (a livello centrale e periferico), la consuetudine («antica e immemorabile») in virtù della quale, nel corso del XVI secolo, i vescovi del Regno di Napoli, attraverso il testamento dell’anima(o ad pias causas), imponevano un prelievo forzoso sui beni di coloro che erano morti senza aver lasciato alcuna disposizione testamentaria, negando, in caso di resistenza da parte degli eredi, la celebrazione delle messe di suffragio e, in alcuni casi, la sepoltura ecclesiastica ai corpi dei defunti.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11587/346931
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