Lo scavo subacqueo condotto nel 1992 a Punta del Serrone (Brindisi) ha evidenziato un complesso di sculture in bronzo frammentarie di alto livello stilistico. Si tratta di settecento frammenti che si riferiscono a statue a grandezza naturale e colossali - databili fra la metà del IV sec. a.C. e il II sec. d.C. - raffiguranti divinità e personificazioni, intellettuali, personaggi di spicco sul piano politico-militare, membri di famiglie prestigiose o al potere. Al momento della dispersione in mare le sculture non costituivano più delle ‘opere d’arte’ ma si configuravano come un ‘carico di rottami’ destinato alla fusione: le statue sarebbero state imbarcate già in frammenti sulla nave destinata a trasportarle in Adriatico. Le sculture provenivano dalla Grecia: il dato si evince da più elementi, il più significativo dei quali è la presenza, nel complesso documentario, della statua di Polydeukion, il discepolo prediletto del celebre sofista ateniese Erode Attico. Nel contributo ci si sofferma in particolare sulla statua di una bambina di dimensioni reali di cui si conservano la testa e un braccio nudo adorno di un bracciale a forma di serpente. Il ritratto bronzeo della bambina da Punta del Serrone si confronta con una testa in marmo pentelico del Museo Nazionale di Atene: le due sculture raffigurano lo stesso personaggio e dipendono da un unico prototipo. Ai fini della datazione significativa è l’acconciatura che caratterizza sia le statue delle figlie di Marco Aurelio sia la ritrattistica privata di età antonina. La bambina raffigurata nei ritratti di Brindisi e di Atene non appartiene alla casa imperiale ma alla famiglia di un esponente della classe dirigente. In questa figura di spicco non è difficile riconoscere Erode Attico e la bambina potrebbe essere una delle figlie del sofista.

I Bronzi di Punta del Serrone (Brindisi): nuovi dati e ipotesi di ricerca

MANNINO, Caterina
2012-01-01

Abstract

Lo scavo subacqueo condotto nel 1992 a Punta del Serrone (Brindisi) ha evidenziato un complesso di sculture in bronzo frammentarie di alto livello stilistico. Si tratta di settecento frammenti che si riferiscono a statue a grandezza naturale e colossali - databili fra la metà del IV sec. a.C. e il II sec. d.C. - raffiguranti divinità e personificazioni, intellettuali, personaggi di spicco sul piano politico-militare, membri di famiglie prestigiose o al potere. Al momento della dispersione in mare le sculture non costituivano più delle ‘opere d’arte’ ma si configuravano come un ‘carico di rottami’ destinato alla fusione: le statue sarebbero state imbarcate già in frammenti sulla nave destinata a trasportarle in Adriatico. Le sculture provenivano dalla Grecia: il dato si evince da più elementi, il più significativo dei quali è la presenza, nel complesso documentario, della statua di Polydeukion, il discepolo prediletto del celebre sofista ateniese Erode Attico. Nel contributo ci si sofferma in particolare sulla statua di una bambina di dimensioni reali di cui si conservano la testa e un braccio nudo adorno di un bracciale a forma di serpente. Il ritratto bronzeo della bambina da Punta del Serrone si confronta con una testa in marmo pentelico del Museo Nazionale di Atene: le due sculture raffigurano lo stesso personaggio e dipendono da un unico prototipo. Ai fini della datazione significativa è l’acconciatura che caratterizza sia le statue delle figlie di Marco Aurelio sia la ritrattistica privata di età antonina. La bambina raffigurata nei ritratti di Brindisi e di Atene non appartiene alla casa imperiale ma alla famiglia di un esponente della classe dirigente. In questa figura di spicco non è difficile riconoscere Erode Attico e la bambina potrebbe essere una delle figlie del sofista.
2012
9788880869627
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