I saggi raccolti nel volume si propongono di rileggere l’avventura teatrale di Pirandello, intrecciando le piste della testualità drammaturgica con le possibili indicazioni interpretative e creative che nascono dalla messinscena delle scritture. Storie di storie in cui attori e registi si inseriscono tra la polvere sacra dei testi e danno loro vita sulle scene, spesso contribuendo a costruire il fascino segreto dei testi teatrali, non l’evidenza apparente delle loro «trame», ma la tessitura interna del loro apparire. Nel vasto repertorio delle maschere pirandelliane, un ruolo decisivo, all’inizio, viene svolto dalla geniale e precoce intuizione dell’umorismo che, già con «L’esclusa», spiazza l’universo delle donne tramutandolo in perfida e cinica prigione di forme. Così nascono le indimenticabili maschere dimenticate, i «cornuti» pirandelliani, dai meno noti Tararà e Bellavita ai grandi come Agostino Toti, Baldovino e Ciampa, la cui rivolta è feroce: la rivolta dei sottomessi e dei subalterni che non accettano più la menzogna del destino. Nel vasto repertorio di quelle maschere, a partire da un certo momento in poi della storia pirandelliana, quando Pirandello si farà faustiano «direttore» dei suoi incubi portandoli sulla scena, irrompono le creature femminili, artefici di un contrasto terribile in cui la soggettività femminile, l’ansia di rivincita e di rivalsa sentimentale e sociale genera un formidabile effetto erotico, una libido spiazzante e incontrollabile che disgrega vecchi statuti e ruoli sociali, rimescola le carte del consumo teatrale, distrugge polverose convenzioni e fissità di ruoli. Da tale lancinante scoperta si genera un incendio di passione e di morte, un rogo «liturgico» nel quale i «maschi» pirandelliani, spesso ridotti a fantocci nel retropalco del desiderio o a sterili interlocutori sulle frontiere del nulla, precipitano, a volte con la determinazione dei martiri, a volte con l’inattesa capacità di reinventarsi architetti angelici di una sorprendente e fascinosa carità, di un sogno o di una nuova idea di teatro, lontanissima dai ricatti politici del regime fascista.

Le caverne dell'istinto. Il teatro di Luigi Pirandello

CATALANO, ETTORE
2010-01-01

Abstract

I saggi raccolti nel volume si propongono di rileggere l’avventura teatrale di Pirandello, intrecciando le piste della testualità drammaturgica con le possibili indicazioni interpretative e creative che nascono dalla messinscena delle scritture. Storie di storie in cui attori e registi si inseriscono tra la polvere sacra dei testi e danno loro vita sulle scene, spesso contribuendo a costruire il fascino segreto dei testi teatrali, non l’evidenza apparente delle loro «trame», ma la tessitura interna del loro apparire. Nel vasto repertorio delle maschere pirandelliane, un ruolo decisivo, all’inizio, viene svolto dalla geniale e precoce intuizione dell’umorismo che, già con «L’esclusa», spiazza l’universo delle donne tramutandolo in perfida e cinica prigione di forme. Così nascono le indimenticabili maschere dimenticate, i «cornuti» pirandelliani, dai meno noti Tararà e Bellavita ai grandi come Agostino Toti, Baldovino e Ciampa, la cui rivolta è feroce: la rivolta dei sottomessi e dei subalterni che non accettano più la menzogna del destino. Nel vasto repertorio di quelle maschere, a partire da un certo momento in poi della storia pirandelliana, quando Pirandello si farà faustiano «direttore» dei suoi incubi portandoli sulla scena, irrompono le creature femminili, artefici di un contrasto terribile in cui la soggettività femminile, l’ansia di rivincita e di rivalsa sentimentale e sociale genera un formidabile effetto erotico, una libido spiazzante e incontrollabile che disgrega vecchi statuti e ruoli sociali, rimescola le carte del consumo teatrale, distrugge polverose convenzioni e fissità di ruoli. Da tale lancinante scoperta si genera un incendio di passione e di morte, un rogo «liturgico» nel quale i «maschi» pirandelliani, spesso ridotti a fantocci nel retropalco del desiderio o a sterili interlocutori sulle frontiere del nulla, precipitano, a volte con la determinazione dei martiri, a volte con l’inattesa capacità di reinventarsi architetti angelici di una sorprendente e fascinosa carità, di un sogno o di una nuova idea di teatro, lontanissima dai ricatti politici del regime fascista.
2010
9788861940871
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