Le incomprensioni nella comunicazione interculturale attraverso una ‘lingua franca’ come l’inglese sono principalmente dovute a modi differenti attraverso cui le diverse culture concettualizzano gli eventi, li testualizzano nelle rispettive lingue native e, quindi, trasferiscono tali concettualizzazioni e testualizzazioni nelle strutture della ‘lingua franca’. Le conseguenze di questi ‘trasferimenti’ concettuali e testuali, o transfers, possono spesso essere drammatiche, soprattutto in colloqui istituzionali mirati a valutare i diritti dei migranti privi di documenti nei Paesi Occidentali. Ma cosa rende possibile l’incomprensione in simili situazioni? Per rispondere a questa domanda, il presente studio intende investigare alcuni motivi cruciali che determinano i malintesi in contesti di comunicazione istituzionale con migranti attraverso la lingua franca inglese. L’interesse è pertanto incentrato sul concetto di ‘lingua franca’ come una lingua ‘dislocata’ (displaced) – vale a dire, collocata al di fuori del proprio contesto sociale e geografico – e ‘transidiomatica’ – cioè, scollegata da una specifica comunità linguistica. Infatti, una ‘lingua franca’, come l’inglese, codifica strutture semantiche, sintattiche, pragmatiche e socio-culturali che derivano dalle lingue native dei migranti sottoposti a colloqui e interrogatori istituzionali (cfr. Nigerian Pidgin English e Sierra Leone Krio). Tuttavia, i mediatori/interpeti interlinguistici e interculturali (europei) che gestiscono questo genere di situazioni comunicative spesso decodificano le strutture linguistiche dei migranti secondo i propri parametri linguistici e socio-culturali nativi. I malintesi che ne derivano possono pertanto causare problemi sociali e politici con conseguenze molto serie per coloro che richiedono l’asilo o un permesso di soggiorno.

Strutture sintattiche, semantico-metaforiche e pragmatiche nei resoconti di immigrazione in inglese pidgin e creolo africano: malintesi interpretativi ed equivoci traduttivi

GUIDO, Maria Grazia
2009-01-01

Abstract

Le incomprensioni nella comunicazione interculturale attraverso una ‘lingua franca’ come l’inglese sono principalmente dovute a modi differenti attraverso cui le diverse culture concettualizzano gli eventi, li testualizzano nelle rispettive lingue native e, quindi, trasferiscono tali concettualizzazioni e testualizzazioni nelle strutture della ‘lingua franca’. Le conseguenze di questi ‘trasferimenti’ concettuali e testuali, o transfers, possono spesso essere drammatiche, soprattutto in colloqui istituzionali mirati a valutare i diritti dei migranti privi di documenti nei Paesi Occidentali. Ma cosa rende possibile l’incomprensione in simili situazioni? Per rispondere a questa domanda, il presente studio intende investigare alcuni motivi cruciali che determinano i malintesi in contesti di comunicazione istituzionale con migranti attraverso la lingua franca inglese. L’interesse è pertanto incentrato sul concetto di ‘lingua franca’ come una lingua ‘dislocata’ (displaced) – vale a dire, collocata al di fuori del proprio contesto sociale e geografico – e ‘transidiomatica’ – cioè, scollegata da una specifica comunità linguistica. Infatti, una ‘lingua franca’, come l’inglese, codifica strutture semantiche, sintattiche, pragmatiche e socio-culturali che derivano dalle lingue native dei migranti sottoposti a colloqui e interrogatori istituzionali (cfr. Nigerian Pidgin English e Sierra Leone Krio). Tuttavia, i mediatori/interpeti interlinguistici e interculturali (europei) che gestiscono questo genere di situazioni comunicative spesso decodificano le strutture linguistiche dei migranti secondo i propri parametri linguistici e socio-culturali nativi. I malintesi che ne derivano possono pertanto causare problemi sociali e politici con conseguenze molto serie per coloro che richiedono l’asilo o un permesso di soggiorno.
2009
9788882327217
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