L’autore, che sta lavorando alla traduzione delle Quaestiones disputatae de Veritate di S. Tommaso d’Aquino, ha voluto indagare con il presente lavoro il modo in cui si afferma e si articola nei suoi vari aspetti, presso i filosofi antichi, la teoria della verità come adaequatio, che il dottore Angelico attribuisce al filosofo ebraico Ysaac ben Israeli. Il risultato di questa ricerca è che tale concetto si può già riscontrare qua e là nei filosofi presocratici e poi via via nei sofisti, anche se ciò potrebbe sembrare strano, e poi ancora in Platone, Aristotele, Epicuro, negli stoici e perfino negli stessi scettici, i quali fanno leva proprio sull’impossibilità dell’adeguazione per sostenere l’impossibilità della conoscenza. Quest’ultima, così come raggiunge dapprima in Platone e poi soprattutto in Aristotele la sua definitiva sistemazione concettuale, è costituita da due movimenti: un movimento che va dall’oggetto al soggetto (processo di assimilazione, nel quale l’oggetto si adatta al soggetto) e un movimento che va dal soggetto all’oggetto (processo di accomodamento, nel quale il soggetto si adatta all’oggetto). Il risultato di questi due movimenti, convergenti l’uno nell’altro, è la produzione nella mente della verità, che si definisce come adeguazione, riscontrabile solo a livello di giudizio, tra l’intelletto e l’oggetto esistente nella realtà esterna alla mente.
Il problema della verità nei filosofi antichi
FIORENTINO, Fernando
2002-01-01
Abstract
L’autore, che sta lavorando alla traduzione delle Quaestiones disputatae de Veritate di S. Tommaso d’Aquino, ha voluto indagare con il presente lavoro il modo in cui si afferma e si articola nei suoi vari aspetti, presso i filosofi antichi, la teoria della verità come adaequatio, che il dottore Angelico attribuisce al filosofo ebraico Ysaac ben Israeli. Il risultato di questa ricerca è che tale concetto si può già riscontrare qua e là nei filosofi presocratici e poi via via nei sofisti, anche se ciò potrebbe sembrare strano, e poi ancora in Platone, Aristotele, Epicuro, negli stoici e perfino negli stessi scettici, i quali fanno leva proprio sull’impossibilità dell’adeguazione per sostenere l’impossibilità della conoscenza. Quest’ultima, così come raggiunge dapprima in Platone e poi soprattutto in Aristotele la sua definitiva sistemazione concettuale, è costituita da due movimenti: un movimento che va dall’oggetto al soggetto (processo di assimilazione, nel quale l’oggetto si adatta al soggetto) e un movimento che va dal soggetto all’oggetto (processo di accomodamento, nel quale il soggetto si adatta all’oggetto). Il risultato di questi due movimenti, convergenti l’uno nell’altro, è la produzione nella mente della verità, che si definisce come adeguazione, riscontrabile solo a livello di giudizio, tra l’intelletto e l’oggetto esistente nella realtà esterna alla mente.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.