Le elezioni politiche del 2008 hanno restituito un quadro politico semplificato in due coalizioni alternative, costituite dal collegamento di poche liste minori con una formazione principale. Secondo una metodologia assai prossima ad un sistema politico di tipo maggioritario, il precedente forzoso bipolarismo si è evoluto in un imprevedibile assetto bipolare tendenzialmente bipartitico e di programma. Sino alle votazioni, era diffuso il convincimento che il cambiamento dell’assetto politico-istituzionale avrebbe presupposto, necessariamente, un’incisiva modifica delle regole, da realizzare in via legislativa ovvero in via referendaria. Il passaggio dall’uno all’altro sistema è avvenuto, invece, per il solo concorrere della previa opzione da parte dei principali partiti e di gran parte dell’elettorato, senza alcun intervento abrogativo sulle regole elettorali. Da un lato, la tratteggiata evoluzione del sistema politico è inquadrabile negli ampi margini di operatività lasciati a disposizione delle forze politiche dal vigente sistema elettorale. Dall’altro lato, la contrapposizione tra le formazioni politiche artefici dell’opzione maggioritaria ha indotto gran parte dell’elettorato a utilizzare il voto a disposizione in senso “utile”: una volta percepita la possibilità di concorrere alla futura stabilità governativa con il voto a disposizione, da utilizzare secondo la logica maggioritaria, la preferenza elettorale dei singoli è stata orientata principalmente verso le liste più competitive e non verso le restanti, anche se eventualmente preferite. Di talché, le formazioni minori sono risultate sacrificate nei consensi, sino a rimanere in gran parte escluse dalla rappresentanza parlamentare. Diviene opportuno, per tale via, valutare fino a che punto la svolta in questione costituisca un effettivo motivo di rottura con il bipolarismo rissoso delle passate legislature; verificare entro quale misura detta svolta favorisca l’avvio di un nuovo ordine costituzionale, finalmente inclusivo, pacificante e rispettoso delle diversità insite nel pluralismo sociale del Paese.

Verso la «Terza Repubblica»? Gli effetti della svolta maggioritaria del 2008 e l’esigenza di nuove forme d’integrazione

TONDI DELLA MURA, Vincenzo
2008-01-01

Abstract

Le elezioni politiche del 2008 hanno restituito un quadro politico semplificato in due coalizioni alternative, costituite dal collegamento di poche liste minori con una formazione principale. Secondo una metodologia assai prossima ad un sistema politico di tipo maggioritario, il precedente forzoso bipolarismo si è evoluto in un imprevedibile assetto bipolare tendenzialmente bipartitico e di programma. Sino alle votazioni, era diffuso il convincimento che il cambiamento dell’assetto politico-istituzionale avrebbe presupposto, necessariamente, un’incisiva modifica delle regole, da realizzare in via legislativa ovvero in via referendaria. Il passaggio dall’uno all’altro sistema è avvenuto, invece, per il solo concorrere della previa opzione da parte dei principali partiti e di gran parte dell’elettorato, senza alcun intervento abrogativo sulle regole elettorali. Da un lato, la tratteggiata evoluzione del sistema politico è inquadrabile negli ampi margini di operatività lasciati a disposizione delle forze politiche dal vigente sistema elettorale. Dall’altro lato, la contrapposizione tra le formazioni politiche artefici dell’opzione maggioritaria ha indotto gran parte dell’elettorato a utilizzare il voto a disposizione in senso “utile”: una volta percepita la possibilità di concorrere alla futura stabilità governativa con il voto a disposizione, da utilizzare secondo la logica maggioritaria, la preferenza elettorale dei singoli è stata orientata principalmente verso le liste più competitive e non verso le restanti, anche se eventualmente preferite. Di talché, le formazioni minori sono risultate sacrificate nei consensi, sino a rimanere in gran parte escluse dalla rappresentanza parlamentare. Diviene opportuno, per tale via, valutare fino a che punto la svolta in questione costituisca un effettivo motivo di rottura con il bipolarismo rissoso delle passate legislature; verificare entro quale misura detta svolta favorisca l’avvio di un nuovo ordine costituzionale, finalmente inclusivo, pacificante e rispettoso delle diversità insite nel pluralismo sociale del Paese.
2008
8824318347
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