Al livello della teoria della società, la sociologia non può rinunciare a descrivere il rapporto tra unità e differenza, la discrepanza tra l’esistenza di una società mondiale e la realtà delle differenze regionali e culturali, tra la globalizzazione del diritto, dell’economia, della politica e l’emergere di nuove o il rafforzamento di vecchie differenze. Anziché parlare di contraddizioni e concentrarsi sull’apparente plausibilità dell’idea di una crescente convergenza, si potrebbe scegliere come punto di partenza l’idea della divergenza e della pluralità. In questo caso le differenze a livello nazionale o regionale, piuttosto che contrastare con lo sviluppo attuale della società, emergono come necessarie alla sua riproduzione. Diritto, economia, politica (ad esempio) ricorrono alle differenze per il loro funzionamento. Così, ciò che indichiamo come periferie della modernità possono rivelarsi “centrali” per il prodursi della modernità, piuttosto che costituire un “aspetto periferico” della sua riproduzione. Tutto questo, ricorrendo alla distinzione tra il livello strutturale e il livello semantico, può essere osservato come unità delle caratteristiche strutturali della società (comunicazione mondiale) a fronte di differenze nella processualizzazione semantica di questa realtà strutturale. Da questo punto di vista, l’aumento della complessità derivante dallo sviluppo delle tecnologie moderne della comunicazione ed i loro effetti sulla trivializzazione del tempo e dello spazio non sono certo irrilevanti. Nella coevoluzione di semantica e struttura sociale, lo sviluppo dei mezzi di comunicazione ha avuto, si cercherà di dimostrare, un peso certamente non secondario. Se accettiamo la tesi che la modernità può essere descritta come passaggio da una società differenziata per strati (gerarchia) ad una società differenziata per funzioni (eterarchia) dove il principio centrale della differenza di rango viene annullato dalla possibilità di considerare tutti ugualmente inclusi, dobbiamo anche osservare che la differenziazione di sistemi in base alla funzione, proprio grazie ai moderni mezzi di comunicazione, ha trasformato i principi dell’evoluzione della semantica. Che le disuguaglianze non scompaiano solo per la presupposizione della uguaglianza è evidente, come era evidente già nell’Ottocento per chi si occupava di scienza giuridica che le codificazioni borghesi non potevano, con la forma astratta della legge, eliminare anche le disuguaglianze materiali. Ciò che è mutato può essere meglio colto su un altro livello. Il passaggio alla modernità può infatti essere descritto come rinuncia: rinuncia a strutture che prima erano considerate indispensabili. Si tratta, fra l'altro, di una rinuncia alle delimitazioni geografiche, per cui esisterebbe un’unica società mondiale. Ciò significa che non è più possibile indicare società distinte su base regionale. E non solo questo, ma significa anche che i confini dei sottosistemi di questa società mondiale non sono a loro volta regionalmente delimitabili. Il caso che qui più ci interessa, e che abbiamo più volte richiamato, della politica e del diritto, può rappresentare un’eccezione, il cui senso, tuttavia, deve essere chiarito. In questo modo ribadiamo che tutte queste acquisizioni, costituiscono il presupposto per il passaggio alla forma strutturale della società moderna. Se quindi la descrizione che viene fatta delle trasformazioni attuali del sistema del diritto e del sistema della politica è nel senso di una loro “globalizzazione”, ciò è da attribuire al fatto di aver considerato la politica e il diritto ancorati alla forma territorialmente delimitata dello stato, dalla quale, appunto, solo ora si starebbero distaccando.

Mondi della società del mondo

DE GIORGI, Raffaele;MAGNOLO, Stefano
2005-01-01

Abstract

Al livello della teoria della società, la sociologia non può rinunciare a descrivere il rapporto tra unità e differenza, la discrepanza tra l’esistenza di una società mondiale e la realtà delle differenze regionali e culturali, tra la globalizzazione del diritto, dell’economia, della politica e l’emergere di nuove o il rafforzamento di vecchie differenze. Anziché parlare di contraddizioni e concentrarsi sull’apparente plausibilità dell’idea di una crescente convergenza, si potrebbe scegliere come punto di partenza l’idea della divergenza e della pluralità. In questo caso le differenze a livello nazionale o regionale, piuttosto che contrastare con lo sviluppo attuale della società, emergono come necessarie alla sua riproduzione. Diritto, economia, politica (ad esempio) ricorrono alle differenze per il loro funzionamento. Così, ciò che indichiamo come periferie della modernità possono rivelarsi “centrali” per il prodursi della modernità, piuttosto che costituire un “aspetto periferico” della sua riproduzione. Tutto questo, ricorrendo alla distinzione tra il livello strutturale e il livello semantico, può essere osservato come unità delle caratteristiche strutturali della società (comunicazione mondiale) a fronte di differenze nella processualizzazione semantica di questa realtà strutturale. Da questo punto di vista, l’aumento della complessità derivante dallo sviluppo delle tecnologie moderne della comunicazione ed i loro effetti sulla trivializzazione del tempo e dello spazio non sono certo irrilevanti. Nella coevoluzione di semantica e struttura sociale, lo sviluppo dei mezzi di comunicazione ha avuto, si cercherà di dimostrare, un peso certamente non secondario. Se accettiamo la tesi che la modernità può essere descritta come passaggio da una società differenziata per strati (gerarchia) ad una società differenziata per funzioni (eterarchia) dove il principio centrale della differenza di rango viene annullato dalla possibilità di considerare tutti ugualmente inclusi, dobbiamo anche osservare che la differenziazione di sistemi in base alla funzione, proprio grazie ai moderni mezzi di comunicazione, ha trasformato i principi dell’evoluzione della semantica. Che le disuguaglianze non scompaiano solo per la presupposizione della uguaglianza è evidente, come era evidente già nell’Ottocento per chi si occupava di scienza giuridica che le codificazioni borghesi non potevano, con la forma astratta della legge, eliminare anche le disuguaglianze materiali. Ciò che è mutato può essere meglio colto su un altro livello. Il passaggio alla modernità può infatti essere descritto come rinuncia: rinuncia a strutture che prima erano considerate indispensabili. Si tratta, fra l'altro, di una rinuncia alle delimitazioni geografiche, per cui esisterebbe un’unica società mondiale. Ciò significa che non è più possibile indicare società distinte su base regionale. E non solo questo, ma significa anche che i confini dei sottosistemi di questa società mondiale non sono a loro volta regionalmente delimitabili. Il caso che qui più ci interessa, e che abbiamo più volte richiamato, della politica e del diritto, può rappresentare un’eccezione, il cui senso, tuttavia, deve essere chiarito. In questo modo ribadiamo che tutte queste acquisizioni, costituiscono il presupposto per il passaggio alla forma strutturale della società moderna. Se quindi la descrizione che viene fatta delle trasformazioni attuali del sistema del diritto e del sistema della politica è nel senso di una loro “globalizzazione”, ciò è da attribuire al fatto di aver considerato la politica e il diritto ancorati alla forma territorialmente delimitata dello stato, dalla quale, appunto, solo ora si starebbero distaccando.
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