Il presente studio ha esaminato l’estensione, nel corso del tempo, della nozione di peculio, che all’epoca della giurisprudenza classica, si applicava agli schiavi e ai figli di famiglia, anche ad altri soggetti, in particolare a determinate categorie sociali, che nella tarda antichità rivestivano un’importante funzione nell’ambito delle attività produttive connesse al prelievo fiscale. La principale di queste categorie era quella dei coloni i cui beni sebbene venissero definiti come peculio, non erano assegnati loro dai padroni, come avveniva in passato con il peculio dei figli di famiglia e degli schiavi. Al contrario, erano gli stessi beni dei coloni che venivano trasformati in peculio a garanzia della responsabilità fiscale dei coloni che ricadeva sui loro padroni. In altre parole, questa innovazione viene introdotta nell’interesse del fisco che intende così tutelare la capacità contributiva dei padroni collocando nella loro disponibilità i beni dei coloni per impedirne la fuga o qualsiasi altro tentativo di evasione fiscale, dal momento che la responsabilità della riscossione delle tasse gravanti sui coloni ricadevano sugli stessi padroni. Il fenomeno ci consente di scoprire le tecniche giuridiche con cui operava la cancelleria imperiale quando era necessario introdurre innovazioni nell’immenso corpo del diritto romano che solo gradualmente avrebbe trovato una efficace sistemazione grazie all’opera di Teodosio II prima e di Giustiniano poi.
Il peculio dei coloni nella tarda antichità
ROSAFIO, Pasquale
2009-01-01
Abstract
Il presente studio ha esaminato l’estensione, nel corso del tempo, della nozione di peculio, che all’epoca della giurisprudenza classica, si applicava agli schiavi e ai figli di famiglia, anche ad altri soggetti, in particolare a determinate categorie sociali, che nella tarda antichità rivestivano un’importante funzione nell’ambito delle attività produttive connesse al prelievo fiscale. La principale di queste categorie era quella dei coloni i cui beni sebbene venissero definiti come peculio, non erano assegnati loro dai padroni, come avveniva in passato con il peculio dei figli di famiglia e degli schiavi. Al contrario, erano gli stessi beni dei coloni che venivano trasformati in peculio a garanzia della responsabilità fiscale dei coloni che ricadeva sui loro padroni. In altre parole, questa innovazione viene introdotta nell’interesse del fisco che intende così tutelare la capacità contributiva dei padroni collocando nella loro disponibilità i beni dei coloni per impedirne la fuga o qualsiasi altro tentativo di evasione fiscale, dal momento che la responsabilità della riscossione delle tasse gravanti sui coloni ricadevano sugli stessi padroni. Il fenomeno ci consente di scoprire le tecniche giuridiche con cui operava la cancelleria imperiale quando era necessario introdurre innovazioni nell’immenso corpo del diritto romano che solo gradualmente avrebbe trovato una efficace sistemazione grazie all’opera di Teodosio II prima e di Giustiniano poi.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.