I resti di pesce esaminati sono stati recuperati durante la campagna di scavo effettuata nel 2004, sull’acropoli di Populonia, in prossimità dell’edificio denominato “Le Logge. Le ossa provengono dall’attività indicata col numero 251 dell’unità stratigrafica 2014 (saggio IV), si tratta di un deposito ricco di carboni rinvenuto al di sotto del crollo della tettoia appoggiata al prospetto delle arcate, databile ad età medievale, anche se molto probabilmente i resti in oggetto sono riferibili al periodo di frequentazione tardo-repubblicano. Le analisi archeozoologiche hanno fatto emergere un interesse rivolto a specie ittiche abbastanza coerenti, si tratta infatti di un campione ecologicamente affine: sparidi, serranidi, mugilidi, labridi, murenidi, ecc., che vivono e si riproducono in ambiente costiero, connotato da una ricca vegetazione e un fondale roccioso. In assoluto risultano più frequentemente pescati gli anguilliformi (murene e gronchi) e gli sparidi, seguiti in ordine d’importanza dai tordi, le spigole, i cefali e gli scenidi, meno rappresentati sono sciarrani, merluzzi (musdea bianca), zerri, sgombri e sogliole. I dati osteometrici hanno rilevato la presenza di individui di piccole dimensioni, dimostrando che la strategia di pesca era rivolta verso forme di autosussistenza, e praticata sottocosta. Non si hanno informazioni certe circa la loro cattura, ma forse è da escludere l’uso della lenza per questi piccoli esemplari, che avrebbe certamente comportato un dispendio eccessivo di tempo, mentre l’uso di reti a piccole maglie e nasse sembrerebbe più verosimile.

Nuovi dati sullo sfruttamento delle risorse ittiche a Populonia

DE GROSSI MAZZORIN, Jacopo
2008-01-01

Abstract

I resti di pesce esaminati sono stati recuperati durante la campagna di scavo effettuata nel 2004, sull’acropoli di Populonia, in prossimità dell’edificio denominato “Le Logge. Le ossa provengono dall’attività indicata col numero 251 dell’unità stratigrafica 2014 (saggio IV), si tratta di un deposito ricco di carboni rinvenuto al di sotto del crollo della tettoia appoggiata al prospetto delle arcate, databile ad età medievale, anche se molto probabilmente i resti in oggetto sono riferibili al periodo di frequentazione tardo-repubblicano. Le analisi archeozoologiche hanno fatto emergere un interesse rivolto a specie ittiche abbastanza coerenti, si tratta infatti di un campione ecologicamente affine: sparidi, serranidi, mugilidi, labridi, murenidi, ecc., che vivono e si riproducono in ambiente costiero, connotato da una ricca vegetazione e un fondale roccioso. In assoluto risultano più frequentemente pescati gli anguilliformi (murene e gronchi) e gli sparidi, seguiti in ordine d’importanza dai tordi, le spigole, i cefali e gli scenidi, meno rappresentati sono sciarrani, merluzzi (musdea bianca), zerri, sgombri e sogliole. I dati osteometrici hanno rilevato la presenza di individui di piccole dimensioni, dimostrando che la strategia di pesca era rivolta verso forme di autosussistenza, e praticata sottocosta. Non si hanno informazioni certe circa la loro cattura, ma forse è da escludere l’uso della lenza per questi piccoli esemplari, che avrebbe certamente comportato un dispendio eccessivo di tempo, mentre l’uso di reti a piccole maglie e nasse sembrerebbe più verosimile.
2008
9788846721778
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