Il contributo «“Ein heidenischer meister, Senecâ, sprichet”: Eckhart e Seneca» (di 26 pp. complessive) è stato pubblicato nel 2008, in lingua italiana, per la Academic Press Fribourg, una delle più prestigiose sedi editoriali svizzere, dedicata agli studi di teologia, spiritualità, filosofia e storia. Il volume, “Studi sulle fonti di Meister Eckhart” (n. 34 della collana Dokimion), lo ospita insieme ad altri sei contributi che affrontano la questione delle fonti del pensiero eckhartiano e che sono dedicati allo studio di autori particolarmente significativi nella formazione del pensiero eckhartiano (Aristotele, Agostino, Dionigi Areopagita, Avicenna, Seneca, Proclo e il Liber de causis). Il contributo su Seneca, conformemente alla tipologia di studi progettati e realizzati per il suddetto volume, consiste in un’analisi che per la prima volta si basa sulla raccolta sistematica di tutte le citazioni, sia implicite che esplicite, che compaiono nelle opere latine e tedesche di Eckhart, pubblicate nell’edizione storico-critica di Stoccarda. Si articola in due parti: nella prima le citazioni vengono analizzate da un punto di vista statistico, filologico e formale; nella seconda vengono studiate le dottrine escertate in relazione al significato originario del contesto senecano e al significato assunto nel contesto eckhartiano. I risultati conseguiti sono fondamentalmente due. – Il primo riguarda la definizione dell’accesso eckhartiano alle opere senecane citate: dallo studio emerge che, a parte un occasionale passaggio dello pseudo senecano De remediis fortuitorum, le restanti citazioni provenienti dal De beneficiis (6 citazioni), dal De clementia (5 citazioni), dalle Epistulae ad Lucilium (69 citazioni) e dalle Naturales Quaestiones (9 citazioni) sono tutte frutto della lettura diretta che Eckhart fece delle opere senecane. Nel caso delle Epistulae ad Lucilium e delle Naturales quaestiones, l’analisi filologica delle singole citazioni ha consentito persino di individuare il ramo della tradizione manoscritta con cui erano sicuramente imparentati i codici consultati da Eckhart. – Il secondo risultato riguarda il tipo di utilizzo che Eckhart fece delle dottrine senecane: dallo studio emerge che le citazioni di Seneca non furono impiegate negli scritti eckhartiani a titolo meramente esornativo, e che anzi alla voce di Seneca è affidato il compito di supportare alcune delle più importanti dottrine elaborate da Eckhart in ambito etico, psicologico e persino metafisico. In particolare, l’idea della perfezione originale della natura umana, la dottrina secondo cui la felicità dell’uomo consiste nella virtù, la precisazione per cui vivere secondo virtù significa vivere secondo natura e secondo ragione sono solo alcuni esempi delle dottrine stoiche che Eckhart trae da Seneca e che diventano fondamentali nella sua riflessione etica. L’idea secondo cui la razionalità dell’uomo è la sede più propria della natura divina è una delle principali tesi eckhartiane condannate dalla Bolla pontificia ‘In agro dominico’ (1322) e coincide con uno dei principali capisaldi della psicologia e della metafisica stoica. Come risulta dall’analisi delle citazioni, per formulazione con cui compare nei suoi scritti latini e tedeschi, Eckhart elabora la sua dottrina a partire da quella senecana dell’Epistula 73, confrontata e supportata da quella ciceroniana delle Tusculanae disputationes; nello scritto della sua difesa processuale proprio Seneca e Cicerone, accanto ad Origene e alla Bibbia (I Ioh. 22) sono riconosciuti da Eckhart come i padri della dottrina. Sulla base dei due risultati riassunti lo studio introduce Eckhart nella storia della recezione di Seneca nel medioevo, contraddice l’idea diffusa secondo cui le dottrine dei classici circolarono solo attraverso florilegi e, soprattutto, conclude che l’intepretazione che Eckhart propose di Seneca non fu quella dell’autore cristianizzato pure riconosciuto dalla teologia tradizionale, ma fu quella genuina di Seneca quale filosofo pagano, dell’autore stoico, caro all’Umanesimo, convinto che al centro dell’universo non ci fosse che la natura razionale e insieme divina dell’uomo.

Nadia Bray, Meister Eckhart lettore di Seneca

BRAY, NADIA
2008-01-01

Abstract

Il contributo «“Ein heidenischer meister, Senecâ, sprichet”: Eckhart e Seneca» (di 26 pp. complessive) è stato pubblicato nel 2008, in lingua italiana, per la Academic Press Fribourg, una delle più prestigiose sedi editoriali svizzere, dedicata agli studi di teologia, spiritualità, filosofia e storia. Il volume, “Studi sulle fonti di Meister Eckhart” (n. 34 della collana Dokimion), lo ospita insieme ad altri sei contributi che affrontano la questione delle fonti del pensiero eckhartiano e che sono dedicati allo studio di autori particolarmente significativi nella formazione del pensiero eckhartiano (Aristotele, Agostino, Dionigi Areopagita, Avicenna, Seneca, Proclo e il Liber de causis). Il contributo su Seneca, conformemente alla tipologia di studi progettati e realizzati per il suddetto volume, consiste in un’analisi che per la prima volta si basa sulla raccolta sistematica di tutte le citazioni, sia implicite che esplicite, che compaiono nelle opere latine e tedesche di Eckhart, pubblicate nell’edizione storico-critica di Stoccarda. Si articola in due parti: nella prima le citazioni vengono analizzate da un punto di vista statistico, filologico e formale; nella seconda vengono studiate le dottrine escertate in relazione al significato originario del contesto senecano e al significato assunto nel contesto eckhartiano. I risultati conseguiti sono fondamentalmente due. – Il primo riguarda la definizione dell’accesso eckhartiano alle opere senecane citate: dallo studio emerge che, a parte un occasionale passaggio dello pseudo senecano De remediis fortuitorum, le restanti citazioni provenienti dal De beneficiis (6 citazioni), dal De clementia (5 citazioni), dalle Epistulae ad Lucilium (69 citazioni) e dalle Naturales Quaestiones (9 citazioni) sono tutte frutto della lettura diretta che Eckhart fece delle opere senecane. Nel caso delle Epistulae ad Lucilium e delle Naturales quaestiones, l’analisi filologica delle singole citazioni ha consentito persino di individuare il ramo della tradizione manoscritta con cui erano sicuramente imparentati i codici consultati da Eckhart. – Il secondo risultato riguarda il tipo di utilizzo che Eckhart fece delle dottrine senecane: dallo studio emerge che le citazioni di Seneca non furono impiegate negli scritti eckhartiani a titolo meramente esornativo, e che anzi alla voce di Seneca è affidato il compito di supportare alcune delle più importanti dottrine elaborate da Eckhart in ambito etico, psicologico e persino metafisico. In particolare, l’idea della perfezione originale della natura umana, la dottrina secondo cui la felicità dell’uomo consiste nella virtù, la precisazione per cui vivere secondo virtù significa vivere secondo natura e secondo ragione sono solo alcuni esempi delle dottrine stoiche che Eckhart trae da Seneca e che diventano fondamentali nella sua riflessione etica. L’idea secondo cui la razionalità dell’uomo è la sede più propria della natura divina è una delle principali tesi eckhartiane condannate dalla Bolla pontificia ‘In agro dominico’ (1322) e coincide con uno dei principali capisaldi della psicologia e della metafisica stoica. Come risulta dall’analisi delle citazioni, per formulazione con cui compare nei suoi scritti latini e tedeschi, Eckhart elabora la sua dottrina a partire da quella senecana dell’Epistula 73, confrontata e supportata da quella ciceroniana delle Tusculanae disputationes; nello scritto della sua difesa processuale proprio Seneca e Cicerone, accanto ad Origene e alla Bibbia (I Ioh. 22) sono riconosciuti da Eckhart come i padri della dottrina. Sulla base dei due risultati riassunti lo studio introduce Eckhart nella storia della recezione di Seneca nel medioevo, contraddice l’idea diffusa secondo cui le dottrine dei classici circolarono solo attraverso florilegi e, soprattutto, conclude che l’intepretazione che Eckhart propose di Seneca non fu quella dell’autore cristianizzato pure riconosciuto dalla teologia tradizionale, ma fu quella genuina di Seneca quale filosofo pagano, dell’autore stoico, caro all’Umanesimo, convinto che al centro dell’universo non ci fosse che la natura razionale e insieme divina dell’uomo.
2008
9783727816390
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11587/330193
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