V. Gioia, Los Economistas Italianos y la Escuela Histórica Alemana de Economía, Pedro Schwarz Giron (ed.), Varaciones sobre la historia del pensemiento economico mediterraneo, Instituto de Estudios de Cajamar, S. L. El Ejido (Almeria), 2006, pp. 199-210 ISBN 84-95531-31-3 Se consideriamo l’evoluzione del pensiero economico italiano dopo il 1870, specialmente attraverso i vivaci dibattiti che hanno caratterizzato quel periodo, si ha l’impressione di una forte presenza in Italia di una scuola storica dell’economia sul modello di quella che si stava sviluppando in Germania. Una tale presenza sembrerebbe comprovata in primo luogo dalle esplicite simpatie con cui economisti come Messedaglia, Lampertico, Cossa, Rabbeno, Cusumano, Luzzatti ed altri guardavano alle concezioni della scuola storica tedesca; in secondo luogo, dagli attacchi rivolti da Ferrara (e, successivamente, da Pantaleoni e Pareto) contro i rappresentanti del “germanismo economico” in Italia. Tuttavia, se andiamo al di là di questa impressione e cerchiamo di leggere quei dibattiti in maniera più approfondita, la realtà appare molto più variegata e diventa difficile interpretare l’evoluzione della scienza economica in Italia a partire dagli schemi che emersero nel corso di quelle discussioni . In particolare, si evidenzia una certa difficoltà a definire il mondo degli economisti italiani come diviso in due schieramenti contrapposti, caratterizzati da differenti visioni del ruolo della scienza economica e dall’utilizzazione di differenti apparati categoriali e di diversi metodi di analisi. Questa difficoltà è ulteriormente acuita dall’impossibilità di considerare come appartenenti ad una “scuola”, quella “lombardo-veneta”, teorici di differente tradizione e levatura intellettuale, che utilizzano metodi ed approcci scientifici diversi e che lavorano a differenti programmi di ricerca. Considerato ciò, pare utile tentare di capire sia le ragioni che determinarono l’apertura (non acritica) di una parte degli economisti italiani nei riguardi della scuola storica tedesca dell’economia; sia gli effetti prodotti da tale apertura sulla cultura economica italiana; sia, infine, le ragioni delle astiose polemiche che accompagnarono la diffusione delle concezioni della scuola storica tedesca dell’economia in Italia

Los Economistas Italianos y la escuela Escuela Histórica Alemana (1870-1917)

GIOIA, Vitantonio
2006-01-01

Abstract

V. Gioia, Los Economistas Italianos y la Escuela Histórica Alemana de Economía, Pedro Schwarz Giron (ed.), Varaciones sobre la historia del pensemiento economico mediterraneo, Instituto de Estudios de Cajamar, S. L. El Ejido (Almeria), 2006, pp. 199-210 ISBN 84-95531-31-3 Se consideriamo l’evoluzione del pensiero economico italiano dopo il 1870, specialmente attraverso i vivaci dibattiti che hanno caratterizzato quel periodo, si ha l’impressione di una forte presenza in Italia di una scuola storica dell’economia sul modello di quella che si stava sviluppando in Germania. Una tale presenza sembrerebbe comprovata in primo luogo dalle esplicite simpatie con cui economisti come Messedaglia, Lampertico, Cossa, Rabbeno, Cusumano, Luzzatti ed altri guardavano alle concezioni della scuola storica tedesca; in secondo luogo, dagli attacchi rivolti da Ferrara (e, successivamente, da Pantaleoni e Pareto) contro i rappresentanti del “germanismo economico” in Italia. Tuttavia, se andiamo al di là di questa impressione e cerchiamo di leggere quei dibattiti in maniera più approfondita, la realtà appare molto più variegata e diventa difficile interpretare l’evoluzione della scienza economica in Italia a partire dagli schemi che emersero nel corso di quelle discussioni . In particolare, si evidenzia una certa difficoltà a definire il mondo degli economisti italiani come diviso in due schieramenti contrapposti, caratterizzati da differenti visioni del ruolo della scienza economica e dall’utilizzazione di differenti apparati categoriali e di diversi metodi di analisi. Questa difficoltà è ulteriormente acuita dall’impossibilità di considerare come appartenenti ad una “scuola”, quella “lombardo-veneta”, teorici di differente tradizione e levatura intellettuale, che utilizzano metodi ed approcci scientifici diversi e che lavorano a differenti programmi di ricerca. Considerato ciò, pare utile tentare di capire sia le ragioni che determinarono l’apertura (non acritica) di una parte degli economisti italiani nei riguardi della scuola storica tedesca dell’economia; sia gli effetti prodotti da tale apertura sulla cultura economica italiana; sia, infine, le ragioni delle astiose polemiche che accompagnarono la diffusione delle concezioni della scuola storica tedesca dell’economia in Italia
2006
8495531313
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