La cultura tradisce l’infanzia con i suoi silenzi, con le sue omissioni, con i suoi vizi e con cento inutili precocismi. Al bambino si chiede di tutto: gli si chiede di imparare la seconda, la terza e la quarta lingua, anche quando tutti attorno a lui sono monotonamente bilingui (nel senso che parlano soltanto l’italiano e il dialetto); gli si chiede di nuotare e di danzare, di sciare e di dar di scherma, di recitare e di suonare; soprattutto gli si chiede di fare tutte queste cose con la serietà e la severità della scuola, rinunciando al gioco e al pensiero ozioso, alla riflessione ludica e all’iniziativa spontanea. Per il bambino tutto è diventato scuola e non c’è più spazio per l’esplorazione ambientale, per la curiosità verso il mondo animale, per lo stare insieme agli adulti in uno spazio di relazionalità gioiosa.
Accoglienza e sviluppo delle competenze
PAPARELLA, Nicola
2007-01-01
Abstract
La cultura tradisce l’infanzia con i suoi silenzi, con le sue omissioni, con i suoi vizi e con cento inutili precocismi. Al bambino si chiede di tutto: gli si chiede di imparare la seconda, la terza e la quarta lingua, anche quando tutti attorno a lui sono monotonamente bilingui (nel senso che parlano soltanto l’italiano e il dialetto); gli si chiede di nuotare e di danzare, di sciare e di dar di scherma, di recitare e di suonare; soprattutto gli si chiede di fare tutte queste cose con la serietà e la severità della scuola, rinunciando al gioco e al pensiero ozioso, alla riflessione ludica e all’iniziativa spontanea. Per il bambino tutto è diventato scuola e non c’è più spazio per l’esplorazione ambientale, per la curiosità verso il mondo animale, per lo stare insieme agli adulti in uno spazio di relazionalità gioiosa.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.