L’intenzionalità viene solitamente definita come quella caratteristica dei fenomeni mentali per cui essi sono sempre diretti a, o veritieri su, qualcosa: la percezione è percezione di una casa, il desiderio è desiderio di una cosa, oppure l’intenzionalità viene presentata come la caratteristica dei fenomeni mentali di avere sempre un oggetto, il desiderare il desiderato, il credere il creduto. Approfondendo la riflessione possiamo giungere a determinare che l’intenzionalità è avere “contenuto-semantico”. Seguendo questa definizione l’intenzionalità si presenta come una relazione tra ciò che possiede intenzionalità e ciò a cui è diretta o su cui verte. Ma questa relazione è al contempo normativa e causale: ad esempio un desiderio può essere la ragione per agire in un certo modo, e dunque essere una buona o una cattiva ragione, ma può anche essere la causa di una certa azione. Tuttavia tale nozione solo in prima istanza consiste nella elementare, perfino ovvia caratteristica degli atti di coscienza di essere coscienza-di-qualcosa, ossia di contenere un riferimento ad una qualche entità o significato. In realtà, ed è questo contesto filosofico quello che è stato indagato nel lavoro, intenzionalità, ad una analisi minuziosa e approfondita, si rivela come la proprietà della nostra coscienza di essere sempre correlata al mondo esperito nel suo complesso. Detto brevemente, poiché ciascun ente esperito è circondato da un orizzonte di rimandi, ogni atto implica intenzionalmente un ambito più vasto che alla fine risulta essere l’intero mondo come orizzonte universale. Per questo motivo Husserl chiamerà la coscienza intenzionale Vita-che-esperisce-il-mondo. Con tale espressione egli vorrà mettere in risalto il fatto che il mondo è soltanto per un io, e che l’io è soltanto in quanto proiettato in un’esperienza di mondo.

Dalla prospettiva del filosofo. Intenzionalità della progettazione

DE LEO, DANIELA
2008-01-01

Abstract

L’intenzionalità viene solitamente definita come quella caratteristica dei fenomeni mentali per cui essi sono sempre diretti a, o veritieri su, qualcosa: la percezione è percezione di una casa, il desiderio è desiderio di una cosa, oppure l’intenzionalità viene presentata come la caratteristica dei fenomeni mentali di avere sempre un oggetto, il desiderare il desiderato, il credere il creduto. Approfondendo la riflessione possiamo giungere a determinare che l’intenzionalità è avere “contenuto-semantico”. Seguendo questa definizione l’intenzionalità si presenta come una relazione tra ciò che possiede intenzionalità e ciò a cui è diretta o su cui verte. Ma questa relazione è al contempo normativa e causale: ad esempio un desiderio può essere la ragione per agire in un certo modo, e dunque essere una buona o una cattiva ragione, ma può anche essere la causa di una certa azione. Tuttavia tale nozione solo in prima istanza consiste nella elementare, perfino ovvia caratteristica degli atti di coscienza di essere coscienza-di-qualcosa, ossia di contenere un riferimento ad una qualche entità o significato. In realtà, ed è questo contesto filosofico quello che è stato indagato nel lavoro, intenzionalità, ad una analisi minuziosa e approfondita, si rivela come la proprietà della nostra coscienza di essere sempre correlata al mondo esperito nel suo complesso. Detto brevemente, poiché ciascun ente esperito è circondato da un orizzonte di rimandi, ogni atto implica intenzionalmente un ambito più vasto che alla fine risulta essere l’intero mondo come orizzonte universale. Per questo motivo Husserl chiamerà la coscienza intenzionale Vita-che-esperisce-il-mondo. Con tale espressione egli vorrà mettere in risalto il fatto che il mondo è soltanto per un io, e che l’io è soltanto in quanto proiettato in un’esperienza di mondo.
2008
9788838666124
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