Il lavoro riporta ulteriori risultati della ricerca sull’uso della lingua inglese nelle pubblicazioni scientifiche di studiosi italiani condotta presso alcuni studiosi della Facoltà di Economia dell’Università del Salento, della quale alcuni risultati sono stati pubblicati dalla scrivente insieme con Grazia Marisa Saracino in “Problemi nella scrittura di articoli scientifici in inglese da parte di studiosi italiani”, in E. Banfi, L. Gavioli, C. Guardiano, M. Vedovelli, Problemi e fenomeni di mediazione linguistica e culturale. Atti del 5° Congresso Internazionale dell’Associazione Italiana di Linguistica Applicata, Perugia, Guerra Edizioni, 2006. Nel lavoro qui descritto il focus è in particolare sulle difficoltà che gli studiosi hanno con le diverse parti dell’articolo scientifico – inteso nella sua struttura tipica di Introduzione, Metodologia, Risultati, Discussione dei risultati, Conclusione – e con diversi tipi di articolo. L’indagine conferma la situazione segnalata in letteratura ((si vedano, ad es., Flowerdew 1999, 2001; St.John 1987; Swales 1990), rilevando come parti più difficili dell’articolo scientifico l’Introduzione, le Conclusioni e in genere le parti argomentative, descrittive ed esplicative, e confermando la maggiore facilità rappresentata per gli studiosi di madrelingua diversa dall’inglese dalla stesura di articoli quantitativi, maggiore facilità dovuta sia all’ampio utilizzo in tale tipo di studio di simboli, formule, grafici e tabelle, che aiutano a rappresentare tanta parte dell’informazione, sia allo stile semplice e lineare degli enunciati che accompagnano e descrivono i dati quantitativi, enunciati spesso formati da frasi semplici e brevi e altrettanto spesso costituiti da un set standard di formule ed espressioni che possono essere facilmente ripetute o adattate con piccole variazioni. È importante anche notare come i risultati del presente lavoro siano perfettamente in linea con quelli riportati in Saracino e Calogiuri (2006) relativamente alle difficoltà generali incontrate dagli studiosi intervistati nello scrivere in inglese. Si può osservare, cioè, come le parti dell’articolo considerate più difficili siano tali in quanto in queste – a differenza di quelle più schematiche, lineari e facilmente ripetibili e riciclabili, oltreché dense di formule e simboli – sono necessarie quelle risorse linguistiche – lessicali, sintattiche, retoriche – più ricche, più complesse, più sicure, su cui molti degli intervistati dichiarano di non poter fare affidamento.
Difficoltà nella scrittura di articoli scientifici in inglese da parte di studiosi italiani
CALOGIURI, Antonella
2006-01-01
Abstract
Il lavoro riporta ulteriori risultati della ricerca sull’uso della lingua inglese nelle pubblicazioni scientifiche di studiosi italiani condotta presso alcuni studiosi della Facoltà di Economia dell’Università del Salento, della quale alcuni risultati sono stati pubblicati dalla scrivente insieme con Grazia Marisa Saracino in “Problemi nella scrittura di articoli scientifici in inglese da parte di studiosi italiani”, in E. Banfi, L. Gavioli, C. Guardiano, M. Vedovelli, Problemi e fenomeni di mediazione linguistica e culturale. Atti del 5° Congresso Internazionale dell’Associazione Italiana di Linguistica Applicata, Perugia, Guerra Edizioni, 2006. Nel lavoro qui descritto il focus è in particolare sulle difficoltà che gli studiosi hanno con le diverse parti dell’articolo scientifico – inteso nella sua struttura tipica di Introduzione, Metodologia, Risultati, Discussione dei risultati, Conclusione – e con diversi tipi di articolo. L’indagine conferma la situazione segnalata in letteratura ((si vedano, ad es., Flowerdew 1999, 2001; St.John 1987; Swales 1990), rilevando come parti più difficili dell’articolo scientifico l’Introduzione, le Conclusioni e in genere le parti argomentative, descrittive ed esplicative, e confermando la maggiore facilità rappresentata per gli studiosi di madrelingua diversa dall’inglese dalla stesura di articoli quantitativi, maggiore facilità dovuta sia all’ampio utilizzo in tale tipo di studio di simboli, formule, grafici e tabelle, che aiutano a rappresentare tanta parte dell’informazione, sia allo stile semplice e lineare degli enunciati che accompagnano e descrivono i dati quantitativi, enunciati spesso formati da frasi semplici e brevi e altrettanto spesso costituiti da un set standard di formule ed espressioni che possono essere facilmente ripetute o adattate con piccole variazioni. È importante anche notare come i risultati del presente lavoro siano perfettamente in linea con quelli riportati in Saracino e Calogiuri (2006) relativamente alle difficoltà generali incontrate dagli studiosi intervistati nello scrivere in inglese. Si può osservare, cioè, come le parti dell’articolo considerate più difficili siano tali in quanto in queste – a differenza di quelle più schematiche, lineari e facilmente ripetibili e riciclabili, oltreché dense di formule e simboli – sono necessarie quelle risorse linguistiche – lessicali, sintattiche, retoriche – più ricche, più complesse, più sicure, su cui molti degli intervistati dichiarano di non poter fare affidamento.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.