Il progetto per l’archivio digitale dei dati del monitoraggio del dipinto del Mantegna chiamato Pala Trivulzio è nato in occasione della mostra Mantegna e le Arti a Verona 1450 -1500 (Verona, Palazzo della Gran Guardia, 16 settembre 2006), che vedeva tra le opere esposte anche il dipinto di Andrea Mantegna, la Madonna col Bambino in gloria tra santi e angeli cantori (detto Pala Trivulzio) conservato presso la Pinacoteca del Castello Sforzesco a Milano. Il viaggio che l’opera avrebbe dovuto compiere fino a Verona spinse la Direzione delle Civiche raccolte d’Arte a Milano a predisporre un progetto di monitoraggio dello stato di salute dell’opera stessa. Il progetto consisteva nella complessa diagnosi delle condizioni di conservazione del dipinto nel corso del tempo, attraverso tecniche completamente non invasive che prevedevano il prelevamento di microcampioni. Il primo passo è stato dunque quello della individuazione, attraverso esami visivi in luce visibile e ultravioletta, di quattordici aree pilota per il monitoraggio, coincidenti con le zone più critiche del dipinto. In seguito è stata effettuata una serie di analisi molto diverse tra loro, come la misura della forma totale con tecnica fotogrammetrica e laser scanner a tempo di volo, la microprofilometria laser delle aree campione, il monitoraggio del colore mediante spettrofotometria a immagine a scansione, il monitoraggio dell’emissione di fluorescenza mediante misure di fluorescenza per immagini risolta in tempo e molte altre ancora. Le analisi, effettuate da diverse istituzioni e ripetute in tre momenti distinti, hanno prodotto una notevole mole di risultati e di dati molto eterogenei tra di loro, di difficile catalogazione e quasi impossibile standardizzazione. Vista la cospicua mole di dati – e la loro importanza – si pose il problema di una loro efficace archiviazione digitale, che li rendesse disponibili sia ai curatori che agli studiosi. La collaborazione del laboratorio HOC del Dipartimento di Elettronica e Informazione (DEI) del Politecnico di Milano ha portato alla realizzazione di una forma innovativa di archiviazione dei dati, che ne permette con sforzi minimi e limitati veloce reperibilità e consultazione e soprattutto che non costringe la ri-scrittura dei documenti per adeguarli ad un formato standard digitale. Questo processo di archiviazione era già stato sperimentato per un’altra istituzione culturale, la Direzione delle Antichità e dei Musei (DGAM - Directorate of Antiquities and Museums) della Repubblica Araba Siriana, che necessitava di archiviare in formato elettronico la documentazione, anche antica, di spedizioni archeologiche fatte in territorio siriano. Il lavoro della realizzazione dell’archivio è iniziato nel settembre 2006 e la prima versione dimostrativa è stata presentata durante la giornata di studi sulla Pala San Zeno e la Pala Trivulzio presso il Palazzo della Gran Guardia di Verona.

Progetto Mantegna: L’Archivio Digitale

MAINETTI, LUCA;
2008-01-01

Abstract

Il progetto per l’archivio digitale dei dati del monitoraggio del dipinto del Mantegna chiamato Pala Trivulzio è nato in occasione della mostra Mantegna e le Arti a Verona 1450 -1500 (Verona, Palazzo della Gran Guardia, 16 settembre 2006), che vedeva tra le opere esposte anche il dipinto di Andrea Mantegna, la Madonna col Bambino in gloria tra santi e angeli cantori (detto Pala Trivulzio) conservato presso la Pinacoteca del Castello Sforzesco a Milano. Il viaggio che l’opera avrebbe dovuto compiere fino a Verona spinse la Direzione delle Civiche raccolte d’Arte a Milano a predisporre un progetto di monitoraggio dello stato di salute dell’opera stessa. Il progetto consisteva nella complessa diagnosi delle condizioni di conservazione del dipinto nel corso del tempo, attraverso tecniche completamente non invasive che prevedevano il prelevamento di microcampioni. Il primo passo è stato dunque quello della individuazione, attraverso esami visivi in luce visibile e ultravioletta, di quattordici aree pilota per il monitoraggio, coincidenti con le zone più critiche del dipinto. In seguito è stata effettuata una serie di analisi molto diverse tra loro, come la misura della forma totale con tecnica fotogrammetrica e laser scanner a tempo di volo, la microprofilometria laser delle aree campione, il monitoraggio del colore mediante spettrofotometria a immagine a scansione, il monitoraggio dell’emissione di fluorescenza mediante misure di fluorescenza per immagini risolta in tempo e molte altre ancora. Le analisi, effettuate da diverse istituzioni e ripetute in tre momenti distinti, hanno prodotto una notevole mole di risultati e di dati molto eterogenei tra di loro, di difficile catalogazione e quasi impossibile standardizzazione. Vista la cospicua mole di dati – e la loro importanza – si pose il problema di una loro efficace archiviazione digitale, che li rendesse disponibili sia ai curatori che agli studiosi. La collaborazione del laboratorio HOC del Dipartimento di Elettronica e Informazione (DEI) del Politecnico di Milano ha portato alla realizzazione di una forma innovativa di archiviazione dei dati, che ne permette con sforzi minimi e limitati veloce reperibilità e consultazione e soprattutto che non costringe la ri-scrittura dei documenti per adeguarli ad un formato standard digitale. Questo processo di archiviazione era già stato sperimentato per un’altra istituzione culturale, la Direzione delle Antichità e dei Musei (DGAM - Directorate of Antiquities and Museums) della Repubblica Araba Siriana, che necessitava di archiviare in formato elettronico la documentazione, anche antica, di spedizioni archeologiche fatte in territorio siriano. Il lavoro della realizzazione dell’archivio è iniziato nel settembre 2006 e la prima versione dimostrativa è stata presentata durante la giornata di studi sulla Pala San Zeno e la Pala Trivulzio presso il Palazzo della Gran Guardia di Verona.
2008
9788831794015
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11587/121186
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