Il contesto attuale della criminalità appare caratterizzato, sostanzialmente, da tre condizioni: il passaggio dalla società industriale moderna alla società del rischio tardomoderna, la “doppia frammentazione”, vale a dire la segregazione culturale e la differenziazione funzionale delle società tardomoderne, e il corteo trionfale dell’ideologia del “libero mercato”. È questo il contesto più ampio, in cui, di seguito, analizzeremo il nuovo ruolo della criminalità. L’habitus individuale dell’insicurezza e la responsabilizzazione del singolo sono interessanti non solo come riflessi dell’ultima modernizzazione del sistema della giustizia penale e della ‘privatizzazione’ parziale delle sue funzioni, ma anche come espressione del cambiamento delle forme di coscienza e dell’organizzazione sociale della vita moderna. La coscienza sociale calcolatrice esplica i suoi effetti sulle forme di cooperazione sociale, sulle idee che gli uomini si fanno di se stessi e sul loro modo di interagire. Essa provoca, attraverso motivazioni regressive, la formazione delle identità sociali che rimane vincolata alla stratificazione sociale delle condizioni di rischio, vale a dire all’accesso ineguale alle risorse materiali, giuridiche e culturali, che ne rendono possibile il controllo. Se, da un lato, si assiste al ritorno dello status quale fattore determinante della gestione di vita dei cittadini, al contempo cresce la desolidarizzazione tra di essi. Tenteremo di far emergere questo sviluppo, considerando, in primo luogo, i mutamenti del controllo sociale (I). Essendo impossibile una valutazione della trasformazione del controllo sociale senza un’analisi del lato soggettivo di tali mutamenti, il secondo capitolo (II) trae lo spunto da alcune considerazioni della forma normale della società e sulla costruzione sociale del rischio. In seguito, la domanda della controparte soggettiva alla dissoluzione del sociale viene discussa in base all’invidia e alla criminalità quali esempi del tentativo di ricostruire legami intersoggettivi. Infine (III), il gioco linguistico della vittima sarà inserito in questo nesso. La nostra tesi è che, nel passaggio alla società globale, il suo ruolo è descritto in maniera insufficiente se la si definisce ‘politica di vittimizzazione’. Si tratta invece di un modello culturale che esplica i suoi effetti proprio in tempi di rottura nella misura in cui concilia le ridotte capacità di controllo delle istituzioni tradizionali con le tendenze regressive degli individui, finendo così con l’appoggiare l’ordine sociale gerarchico.

Verso il controllo postsociale? Prudenzialismo e moralità del mercato

MESSNER, Claudius Karl Ewald
1999-01-01

Abstract

Il contesto attuale della criminalità appare caratterizzato, sostanzialmente, da tre condizioni: il passaggio dalla società industriale moderna alla società del rischio tardomoderna, la “doppia frammentazione”, vale a dire la segregazione culturale e la differenziazione funzionale delle società tardomoderne, e il corteo trionfale dell’ideologia del “libero mercato”. È questo il contesto più ampio, in cui, di seguito, analizzeremo il nuovo ruolo della criminalità. L’habitus individuale dell’insicurezza e la responsabilizzazione del singolo sono interessanti non solo come riflessi dell’ultima modernizzazione del sistema della giustizia penale e della ‘privatizzazione’ parziale delle sue funzioni, ma anche come espressione del cambiamento delle forme di coscienza e dell’organizzazione sociale della vita moderna. La coscienza sociale calcolatrice esplica i suoi effetti sulle forme di cooperazione sociale, sulle idee che gli uomini si fanno di se stessi e sul loro modo di interagire. Essa provoca, attraverso motivazioni regressive, la formazione delle identità sociali che rimane vincolata alla stratificazione sociale delle condizioni di rischio, vale a dire all’accesso ineguale alle risorse materiali, giuridiche e culturali, che ne rendono possibile il controllo. Se, da un lato, si assiste al ritorno dello status quale fattore determinante della gestione di vita dei cittadini, al contempo cresce la desolidarizzazione tra di essi. Tenteremo di far emergere questo sviluppo, considerando, in primo luogo, i mutamenti del controllo sociale (I). Essendo impossibile una valutazione della trasformazione del controllo sociale senza un’analisi del lato soggettivo di tali mutamenti, il secondo capitolo (II) trae lo spunto da alcune considerazioni della forma normale della società e sulla costruzione sociale del rischio. In seguito, la domanda della controparte soggettiva alla dissoluzione del sociale viene discussa in base all’invidia e alla criminalità quali esempi del tentativo di ricostruire legami intersoggettivi. Infine (III), il gioco linguistico della vittima sarà inserito in questo nesso. La nostra tesi è che, nel passaggio alla società globale, il suo ruolo è descritto in maniera insufficiente se la si definisce ‘politica di vittimizzazione’. Si tratta invece di un modello culturale che esplica i suoi effetti proprio in tempi di rottura nella misura in cui concilia le ridotte capacità di controllo delle istituzioni tradizionali con le tendenze regressive degli individui, finendo così con l’appoggiare l’ordine sociale gerarchico.
1999
88-8338-015-0
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