La musica per secoli si è configurata come un “evento”, si esauriva immediatamente dopo essere accaduta. Ha persino conquistato – rispetto ad altre forme espressive – tardivamente la scrittura, che riusciva (ma molto approsimativamente) a “congelarlo”; comunque la realtà della musica è rimasta sempre l’esecuzione: ogni partitura senza la capacità rivitalizzante del momento esecutivo è poco più di una traccia, un segno che ha in sé una protensione a diventare suono, una specie di appello, che se non viene attualizzato da un qualche interprete, è un quasi-nulla. Il nostro secolo ha scoperto il modo di “inscatolare” gli eventi sonori; li cattura e li ripropone1. Anzi sempre più si è composto pensando a questo destino nuovo dei suoni; si è cominciato a pensare la musica alla luce del poter essere essa “inscatolata”. Così come noi possiamo, grazie ai prodigi della conservazione alimentare, nutrirci con gamberoni dell’Oceano indiano, pane di segale della Germania e birra della Danimarca, pure, volendo, possiamo delibare sonorità d’ogni angolo della terra. Ma il tempo è inesorabile e, gabbato, si vendica. Quindi anche i cibi in scatola scadono. I suoni da parte loro divengono presto desueti, sono soggetti ai capricci della moda.
Dal disco è un'altra storia
COLAZZO, Salvatore
2005-01-01
Abstract
La musica per secoli si è configurata come un “evento”, si esauriva immediatamente dopo essere accaduta. Ha persino conquistato – rispetto ad altre forme espressive – tardivamente la scrittura, che riusciva (ma molto approsimativamente) a “congelarlo”; comunque la realtà della musica è rimasta sempre l’esecuzione: ogni partitura senza la capacità rivitalizzante del momento esecutivo è poco più di una traccia, un segno che ha in sé una protensione a diventare suono, una specie di appello, che se non viene attualizzato da un qualche interprete, è un quasi-nulla. Il nostro secolo ha scoperto il modo di “inscatolare” gli eventi sonori; li cattura e li ripropone1. Anzi sempre più si è composto pensando a questo destino nuovo dei suoni; si è cominciato a pensare la musica alla luce del poter essere essa “inscatolata”. Così come noi possiamo, grazie ai prodigi della conservazione alimentare, nutrirci con gamberoni dell’Oceano indiano, pane di segale della Germania e birra della Danimarca, pure, volendo, possiamo delibare sonorità d’ogni angolo della terra. Ma il tempo è inesorabile e, gabbato, si vendica. Quindi anche i cibi in scatola scadono. I suoni da parte loro divengono presto desueti, sono soggetti ai capricci della moda.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.