Attraverso un paziente scavo nella documentazione edita e inedita recuperata in vari archivi si ricostruisce il ruolo economico di questa città medio-piccola che nel corso del Quattrocento era cresciuta al di fuori del perimetro murario, sul lato ovest dove si era costituito un vero e proprio borgo. Era una città senza contado, poiché, come molti centri del regno meridionale, non era riuscita a costruire un'egemonia amministrativa e fiscale sui casali vicini, infeudati come questi erano ai baroni e al suo arcivescovo. Essa, però, con il suo porto si poneva come polo attivo di un’attività di commercio di derrate su uno spazio economico più vasto, di cui incanalava la ricca produzione del basso Salento in circuiti di mercato a breve e a lungo raggio, con una tradizione di attività marinare che l’aveva proiettata quasi esclusivamente verso l’esterno: un destino comune a molti centri portuali mediterranei ed europei, anche di notevole grandezza, caratterizzati da una spiccata fisionomia mercantile, da ricche relazioni con paesi più lontani e poco interessati a costruirsi egemonie non esclusivamente economiche nelle aree circostanti. Era infatti l'attività mercantile a definire l'identità della città, favorita dalla felice collocazione rispetto ai flussi e alle comunicazioni marittime che interessavano l’Adriatico. Veneziani e fiorentini ampliavano le dimensioni dei mercati, aprendo spazi agli operatori locali che frequentavano le coste pugliesi o raggiungevano le coste dalmate o le isole greche più vicine, ma che si spingevano anche verso porti più lontani, nel Tirreno o fino a Cipro e alle coste anatoliche. Si offre uno spaccato della società otrantina, di cui i gruppi che godono di maggiore visibilità sono quelli legati all'attività marinara e notarile. Sono le stesse famiglie che controllano le provviste beneficiarie del capitolo cattedrale, che hanno rapporti di servizio e fedeltà con il principe o il re, dai quali ricevono incarichi e privilegi. L'analisi dei capitoli supplicatori inviati a Ferrante nel 1482 e di quelli successivi mostrano una città che dopo i tragici eventi del 1480 cercava di ritornare alla normalità, avviando le opere più urgenti per i lavori di ricostruzione e di ripresa delle attività economiche.

Otranto e il mare nel tardo Medioevo.

MASSARO, Carmela
2007-01-01

Abstract

Attraverso un paziente scavo nella documentazione edita e inedita recuperata in vari archivi si ricostruisce il ruolo economico di questa città medio-piccola che nel corso del Quattrocento era cresciuta al di fuori del perimetro murario, sul lato ovest dove si era costituito un vero e proprio borgo. Era una città senza contado, poiché, come molti centri del regno meridionale, non era riuscita a costruire un'egemonia amministrativa e fiscale sui casali vicini, infeudati come questi erano ai baroni e al suo arcivescovo. Essa, però, con il suo porto si poneva come polo attivo di un’attività di commercio di derrate su uno spazio economico più vasto, di cui incanalava la ricca produzione del basso Salento in circuiti di mercato a breve e a lungo raggio, con una tradizione di attività marinare che l’aveva proiettata quasi esclusivamente verso l’esterno: un destino comune a molti centri portuali mediterranei ed europei, anche di notevole grandezza, caratterizzati da una spiccata fisionomia mercantile, da ricche relazioni con paesi più lontani e poco interessati a costruirsi egemonie non esclusivamente economiche nelle aree circostanti. Era infatti l'attività mercantile a definire l'identità della città, favorita dalla felice collocazione rispetto ai flussi e alle comunicazioni marittime che interessavano l’Adriatico. Veneziani e fiorentini ampliavano le dimensioni dei mercati, aprendo spazi agli operatori locali che frequentavano le coste pugliesi o raggiungevano le coste dalmate o le isole greche più vicine, ma che si spingevano anche verso porti più lontani, nel Tirreno o fino a Cipro e alle coste anatoliche. Si offre uno spaccato della società otrantina, di cui i gruppi che godono di maggiore visibilità sono quelli legati all'attività marinara e notarile. Sono le stesse famiglie che controllano le provviste beneficiarie del capitolo cattedrale, che hanno rapporti di servizio e fedeltà con il principe o il re, dai quali ricevono incarichi e privilegi. L'analisi dei capitoli supplicatori inviati a Ferrante nel 1482 e di quelli successivi mostrano una città che dopo i tragici eventi del 1480 cercava di ritornare alla normalità, avviando le opere più urgenti per i lavori di ricostruzione e di ripresa delle attività economiche.
2007
9788880867371
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11587/114110
 Attenzione

Attenzione! I dati visualizzati non sono stati sottoposti a validazione da parte dell'ateneo

Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact