L’introduzione al volume di L. Perrone prende le mosse dal rinvenimento delle “Istituzioni di Filosofia”, manoscritte in 4 volumi (di ca. 500 pagine ciascuno), di Bonaventura Gigli, un frate francescano – nato A Gemini (Lecce) nel 1827 e morto a Casarano nel 1917 – che insegnò Filosofia, Teologia e Diritto Canonico a Casarano, Lecce e Napoli. Egli aderì all’invito che Leone XIII (col quale aveva rapporti d’amicizia ancor prima che fosse eletto Papa) rivolse a tutti i maestri cattolici, mediante l’enciclica Aeterni Patris del 4 agosto 1879, di seguire e divulgare la filosofia di San Tommaso. In questa introduzione si rileva che il Gigli professò con convinzione la filosofia tomistica, che riteneva «un’arma invittissima» per rispondere a tutte le critiche che i filosofi moderni sollevavano contro il pensiero filosofico cristiano; tuttavia, su alcuni punti, quali, per es., la nozione prima dell’intelletto, che sarebbe l’esse bonaventuriano e non l’ens tommasiano, egli manifesta essersi avvicinato con la mente a S. Tommaso, ma conservando il suo cuore legato a San Bonaventura, sebbene bisogna dire che il concetto di esse, così com’egli poi lo esplicita via via, riguadagni alcuni degli aspetti realisti, presenti nell’ens tommasiano.
La "concordia discors" tra S. Bonaventura e S. Tommaso in Bonaventura Gigli
FIORENTINO, Fernando
2007-01-01
Abstract
L’introduzione al volume di L. Perrone prende le mosse dal rinvenimento delle “Istituzioni di Filosofia”, manoscritte in 4 volumi (di ca. 500 pagine ciascuno), di Bonaventura Gigli, un frate francescano – nato A Gemini (Lecce) nel 1827 e morto a Casarano nel 1917 – che insegnò Filosofia, Teologia e Diritto Canonico a Casarano, Lecce e Napoli. Egli aderì all’invito che Leone XIII (col quale aveva rapporti d’amicizia ancor prima che fosse eletto Papa) rivolse a tutti i maestri cattolici, mediante l’enciclica Aeterni Patris del 4 agosto 1879, di seguire e divulgare la filosofia di San Tommaso. In questa introduzione si rileva che il Gigli professò con convinzione la filosofia tomistica, che riteneva «un’arma invittissima» per rispondere a tutte le critiche che i filosofi moderni sollevavano contro il pensiero filosofico cristiano; tuttavia, su alcuni punti, quali, per es., la nozione prima dell’intelletto, che sarebbe l’esse bonaventuriano e non l’ens tommasiano, egli manifesta essersi avvicinato con la mente a S. Tommaso, ma conservando il suo cuore legato a San Bonaventura, sebbene bisogna dire che il concetto di esse, così com’egli poi lo esplicita via via, riguadagni alcuni degli aspetti realisti, presenti nell’ens tommasiano.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.