Lo studio riguarda la longi temporis praescriptio applicata alle categorie dei coloni, dei collegiati e dei decurioni nella tarda antichità. La documentazione riguardante l’argomento è quasi completamente di natura giuridica, proveniente in particolare dalla legislazione imperiale. Attraverso l’analisi delle costituzioni raccolte in codici legislativi appartenenti ad epoche diverse è stato possibile tracciare le linee evolutive del fenomeno della fuga dei coloni dalle campagne e di quella dei membri delle corporazioni e dei senati locali dalle città. Tutte queste categorie erano spinte alla fuga dall’aumento della pressione tributaria che, divenuta insostenibile, causava l’abbandono delle proprie sedi alla ricerca di una protezione dalle richieste del fisco all’ombra di ricche e potenti famiglie aristocratiche che sfruttavano in cambio il loro lavoro nelle grandi proprietà. Si è potuta così individuare una marcata divisione tra la situazione nella parte occidentale e quella orientale dell’impero. Nelle due prefetture occidentali, infatti, a partire dagli ultimi anni del quarto secolo si è verificato uno scontro tra la corte imperiale milanese, sede del governo centrale dell’imperatore Onorio, e l’aristocrazia senatoria, che aveva come luogo di riunione la curia romana da dove difendeva, spesso in contrasto con le esigenze amministrative e militari dell’impero, i propri personali interessi incentrati sui proventi derivanti dalle grandi proprietà sparse nelle varie regioni occidentali. Le prime notizie di queste fughe risalgono alla prima metà del quarto secolo: l’abbandono dei coloni dei campi che coltivavano è documentata già sotto l’imperatore Costantino, mentre quello dei decurioni delle loro città è attestata per la prima volta sotto Costanzo II. Gli imperatori intervennero numerose volte nel tentativo di bloccare il fenomeno con provvedimenti legislativi, ma senza alcun risultato. Lo spostamento dei coloni metteva in crisi la produzione agricola provocando gravi difficoltà ai loro proprietari, che erano costretti comunque a versare le imposte che gravavano sulla manodopera registrata sui loro fondi, e agli stessi organi di governo delle città, sui quali ricadeva in ultima istanza la responsabilità pagamento allo stato per le tasse non raccolte. L’impossibilità di trovare una soluzione del problema sul piano repressivo, determinò l’esigenza di rendere definitivi e visibili i cambiamenti che si verificavano nei registri censuali in seguito ai frequenti spostamenti della popolazione contadina. Il ricorso alla longi temporis praescriptio consentì di regolarizzare, con un margine temporale mediamente trentennale, la nuova posizione dei coloni e quella dei figli che nascevano dalle unioni delle colone con decurioni o collegiati, che cercavano rifugio nelle campagne allo scopo di sfuggire, a loro volta, alle proprie responsabilità fiscali.

La longi temporis praescriptio e lo statuto giuridico dei coloni

ROSAFIO, Pasquale
2006-01-01

Abstract

Lo studio riguarda la longi temporis praescriptio applicata alle categorie dei coloni, dei collegiati e dei decurioni nella tarda antichità. La documentazione riguardante l’argomento è quasi completamente di natura giuridica, proveniente in particolare dalla legislazione imperiale. Attraverso l’analisi delle costituzioni raccolte in codici legislativi appartenenti ad epoche diverse è stato possibile tracciare le linee evolutive del fenomeno della fuga dei coloni dalle campagne e di quella dei membri delle corporazioni e dei senati locali dalle città. Tutte queste categorie erano spinte alla fuga dall’aumento della pressione tributaria che, divenuta insostenibile, causava l’abbandono delle proprie sedi alla ricerca di una protezione dalle richieste del fisco all’ombra di ricche e potenti famiglie aristocratiche che sfruttavano in cambio il loro lavoro nelle grandi proprietà. Si è potuta così individuare una marcata divisione tra la situazione nella parte occidentale e quella orientale dell’impero. Nelle due prefetture occidentali, infatti, a partire dagli ultimi anni del quarto secolo si è verificato uno scontro tra la corte imperiale milanese, sede del governo centrale dell’imperatore Onorio, e l’aristocrazia senatoria, che aveva come luogo di riunione la curia romana da dove difendeva, spesso in contrasto con le esigenze amministrative e militari dell’impero, i propri personali interessi incentrati sui proventi derivanti dalle grandi proprietà sparse nelle varie regioni occidentali. Le prime notizie di queste fughe risalgono alla prima metà del quarto secolo: l’abbandono dei coloni dei campi che coltivavano è documentata già sotto l’imperatore Costantino, mentre quello dei decurioni delle loro città è attestata per la prima volta sotto Costanzo II. Gli imperatori intervennero numerose volte nel tentativo di bloccare il fenomeno con provvedimenti legislativi, ma senza alcun risultato. Lo spostamento dei coloni metteva in crisi la produzione agricola provocando gravi difficoltà ai loro proprietari, che erano costretti comunque a versare le imposte che gravavano sulla manodopera registrata sui loro fondi, e agli stessi organi di governo delle città, sui quali ricadeva in ultima istanza la responsabilità pagamento allo stato per le tasse non raccolte. L’impossibilità di trovare una soluzione del problema sul piano repressivo, determinò l’esigenza di rendere definitivi e visibili i cambiamenti che si verificavano nei registri censuali in seguito ai frequenti spostamenti della popolazione contadina. Il ricorso alla longi temporis praescriptio consentì di regolarizzare, con un margine temporale mediamente trentennale, la nuova posizione dei coloni e quella dei figli che nascevano dalle unioni delle colone con decurioni o collegiati, che cercavano rifugio nelle campagne allo scopo di sfuggire, a loro volta, alle proprie responsabilità fiscali.
2006
9788872284599
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