L’indagine al centro dello studio è ripartita in due parti: la prima, dedicata al principio di offensività nella fondazione costituzionale della politica criminale, la seconda, ai paradigmi operativi dell’offensività, in uno sforzo di ricostruzione e di analisi su origini, vocazione e funzioni, del principio di offensività, in particolare in relazione all’esperienza penalistica italiana. Lo studio assume, in prima battuta, una prospettiva d’indagine «politica» (o «politico-criminale»), in considerazione delle interconnessioni con il problema della legittimazione del diritto penale, attinente non solo alla mera selezione degli oggetti della tutela, ma anche alla qualità e quantità dell’offesa meritevole di rilevanza penale. Si muove da una disamina sintetica sulle concezioni, «critiche» e «formali», del bene giuridico, misurandone il grado di recepimento nella attuale letteratura penalistica. Identificate le coordinate della problematica del bene giuridico nella sua tensione con i doveri del legislatore, l’opera si sofferma sulla «teoria costituzionalmente orientata del bene giuridico», che, nella sua versione originaria, riconosceva nella Carta fondamentale una “mappa” alla cui stregua poter condurre, da un lato, l’individuazione dei beni penalmente tutelabili, e, dall’altro, la selezione delle tecniche di tutela ammissibili, e che, nella stretta interrelazione ravvisata tra i due profili - orientata a perimetrare lo spazio di legittimazione dell’intervento penale in termini di «quantità finita» - ha caratterizzato la più originale versione italiana della Rechtsgutslehre. Alla disamina della tesi sostenuta, in particolare, da Franco Bricola, e delle sue ricadute sul principio di necessaria lesività, segue una ricognizione delle critiche all’idea di Costituzione come fondamento del diritto penale: l’analisi dimostra come tali critiche abbiano comportato un significativo ridimensionamento della tenuta complessiva del principio in esame, accreditando quella che ancora oggi incarna la versione più ricevuta del «costituzionalismo penale», incardinata sull’idea di una Costituzione come mero limite del diritto penale e come mero strumento di verifica dell’assenza di contrasto con i diritti di libertà espressamente riconosciuti. La trattazione prosegue nello sforzo di indagare le prospettive attuali del principio di offensività, partendo da un tentativo di distinguere tra aspetti che hanno comportato un fisiologico adattamento della sua portata all’assetto attuale delle fenomenologie punitive (e dei modelli di incriminazione), ed aspetti sicuramente involutivi, che segnano una degenerazione evidente del principio, specie nei termini di un depauperamento del suo contenuto di garanzia. La seconda parte del volume è dedicata, invece, ai risvolti squisitamente giuridico-costituzionali del principio di offensività, attraverso una diffusa ricognizione della giurisprudenza costituzionale, che evidenzia lo spiccato eteromorfismo dell’offensività in grado di articolarne l’operatività a livelli differenti, sullo sfondo di una predilezione, ad opera della Corte, per un uso meramente argomentativo della necessaria lesività, da un lato, e di un’impostazione consolidata che lo evidenzia come «canone interpretativo unanimemente accettato», dall’altro. L’analisi dei paradigmi operativi dell’offensività prosegue con un'indagine dei diversi livelli di operatività tratteggiati, ripercorrendo - per quanto riguarda l’offensività come criterio ermeneutico - gli orientamenti delle Corti di merito di Cassazione (e qui segnalando in particolare la limitata operatività del principio «interpretativo» di offensività al cospetto di taluni modelli strutturali), ed esplorando - per quanto attiene al principio in esame come parametro di legittimità costituzionale - le sue potenzialità e possibili funzioni “dimostrative” dell’offensività nel quadro del controllo di ragionevolezza, prospettando in definitiva un suo utilizzo appunto come parametro o criterio di ragionevolezza.

Il principio di offensività nel diritto penale. Canone di politica criminale, criterio ermeneutico, parametro di ragionevolezza

MANES, Vittorio
2005-01-01

Abstract

L’indagine al centro dello studio è ripartita in due parti: la prima, dedicata al principio di offensività nella fondazione costituzionale della politica criminale, la seconda, ai paradigmi operativi dell’offensività, in uno sforzo di ricostruzione e di analisi su origini, vocazione e funzioni, del principio di offensività, in particolare in relazione all’esperienza penalistica italiana. Lo studio assume, in prima battuta, una prospettiva d’indagine «politica» (o «politico-criminale»), in considerazione delle interconnessioni con il problema della legittimazione del diritto penale, attinente non solo alla mera selezione degli oggetti della tutela, ma anche alla qualità e quantità dell’offesa meritevole di rilevanza penale. Si muove da una disamina sintetica sulle concezioni, «critiche» e «formali», del bene giuridico, misurandone il grado di recepimento nella attuale letteratura penalistica. Identificate le coordinate della problematica del bene giuridico nella sua tensione con i doveri del legislatore, l’opera si sofferma sulla «teoria costituzionalmente orientata del bene giuridico», che, nella sua versione originaria, riconosceva nella Carta fondamentale una “mappa” alla cui stregua poter condurre, da un lato, l’individuazione dei beni penalmente tutelabili, e, dall’altro, la selezione delle tecniche di tutela ammissibili, e che, nella stretta interrelazione ravvisata tra i due profili - orientata a perimetrare lo spazio di legittimazione dell’intervento penale in termini di «quantità finita» - ha caratterizzato la più originale versione italiana della Rechtsgutslehre. Alla disamina della tesi sostenuta, in particolare, da Franco Bricola, e delle sue ricadute sul principio di necessaria lesività, segue una ricognizione delle critiche all’idea di Costituzione come fondamento del diritto penale: l’analisi dimostra come tali critiche abbiano comportato un significativo ridimensionamento della tenuta complessiva del principio in esame, accreditando quella che ancora oggi incarna la versione più ricevuta del «costituzionalismo penale», incardinata sull’idea di una Costituzione come mero limite del diritto penale e come mero strumento di verifica dell’assenza di contrasto con i diritti di libertà espressamente riconosciuti. La trattazione prosegue nello sforzo di indagare le prospettive attuali del principio di offensività, partendo da un tentativo di distinguere tra aspetti che hanno comportato un fisiologico adattamento della sua portata all’assetto attuale delle fenomenologie punitive (e dei modelli di incriminazione), ed aspetti sicuramente involutivi, che segnano una degenerazione evidente del principio, specie nei termini di un depauperamento del suo contenuto di garanzia. La seconda parte del volume è dedicata, invece, ai risvolti squisitamente giuridico-costituzionali del principio di offensività, attraverso una diffusa ricognizione della giurisprudenza costituzionale, che evidenzia lo spiccato eteromorfismo dell’offensività in grado di articolarne l’operatività a livelli differenti, sullo sfondo di una predilezione, ad opera della Corte, per un uso meramente argomentativo della necessaria lesività, da un lato, e di un’impostazione consolidata che lo evidenzia come «canone interpretativo unanimemente accettato», dall’altro. L’analisi dei paradigmi operativi dell’offensività prosegue con un'indagine dei diversi livelli di operatività tratteggiati, ripercorrendo - per quanto riguarda l’offensività come criterio ermeneutico - gli orientamenti delle Corti di merito di Cassazione (e qui segnalando in particolare la limitata operatività del principio «interpretativo» di offensività al cospetto di taluni modelli strutturali), ed esplorando - per quanto attiene al principio in esame come parametro di legittimità costituzionale - le sue potenzialità e possibili funzioni “dimostrative” dell’offensività nel quadro del controllo di ragionevolezza, prospettando in definitiva un suo utilizzo appunto come parametro o criterio di ragionevolezza.
2005
8834857305
9788834857304
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