Il recente lavoro “How People Learn II: Learners, Context, Cultures”, della National Academy of Science presenta un’ampia gamma di evidenze di ricerca che confermano quanto già noto alla comunità pedagogica – dagli anni settanta ad oggi con Bruner, Laporta, Varisco, Rogoff, Wertch – mostrando l’incidenza della cultura e del contesto nella formazione delle credenze e dei significati degli insegnanti. Il che pone una serie di questioni rilevanti per l’innovazione pedagogico-didattica – e dunque metodologica – nelle Scuole e una più incisiva e profonda circa la qualità dello sviluppo professionale degli insegnanti. A completamento dell’apparato di ricerca presente in HPLII, le meta-analisi di Hattie, la comparazione di OECD-TALIS le dinamiche sulla costruzione della conoscenza di Bransford et al., Benavides et al., Engeström pongono la questione rilevante di quali siano i modelli organizzativi della scuola e le metodologie che possono modificare l’apparato di credenze che anche implicitamente si formano negli insegnanti attraverso tali organizzazioni. Delineando quegli “habits of mind” che già Dewey aveva identificato come esito del “senso comune”, spesso alimentato e sostenuto proprio dalle impalcature amministrative di governo della scuola, piuttosto che dall’architettura ispirata dalla pedagogia, segnalando come “l’innovazione è nelle menti di chi dirige”. Se occorre individuare un’idea di Scuola che sappia dirigere una nuova relazione con la società in trasformazione, tema Deweyano ancora attuale, l’interrogativo è “quale Scuola” oggi. Margiotta propone la via “capacitante”, il che determina il riposizionamento finalistico attorno allo Human Development e ad un approccio metodologicodidattico orientato dal Capability Approach. Di conseguenza, il ruolo del dirigente scolastico è rilevante nell’interpretazione dell’autonomia e dello sviluppo delle risorse che operano “nella” scuola e “per” la scuola: dovrebbero modificarsi radicalmente le interpretazioni delle leadership, dei modelli innovativi che dai mondi estesi – il digitale – provengono per l’organizzazione e la formazione continua. Così come da traiettorie non lineari dell’apprendimento e dello sviluppo professionale “guidato e sostenuto” dai dirigenti scolastici. Il case history dell’IC3 di Modena, delinea un insieme di esiti di ricerca e di azioni che ispirano un’idea di Scuola autonoma e immersa nello sviluppo dei territori, promuovendo la scuola come motore dello sviluppo culturale del contesto nella quale opera a partire dall’idea di scuola “nella mente” del dirigente scolastico.

La Scuola nell’epoca del Game: ecosistema ambiente generativo dei talenti?

ellerani
2019-01-01

Abstract

Il recente lavoro “How People Learn II: Learners, Context, Cultures”, della National Academy of Science presenta un’ampia gamma di evidenze di ricerca che confermano quanto già noto alla comunità pedagogica – dagli anni settanta ad oggi con Bruner, Laporta, Varisco, Rogoff, Wertch – mostrando l’incidenza della cultura e del contesto nella formazione delle credenze e dei significati degli insegnanti. Il che pone una serie di questioni rilevanti per l’innovazione pedagogico-didattica – e dunque metodologica – nelle Scuole e una più incisiva e profonda circa la qualità dello sviluppo professionale degli insegnanti. A completamento dell’apparato di ricerca presente in HPLII, le meta-analisi di Hattie, la comparazione di OECD-TALIS le dinamiche sulla costruzione della conoscenza di Bransford et al., Benavides et al., Engeström pongono la questione rilevante di quali siano i modelli organizzativi della scuola e le metodologie che possono modificare l’apparato di credenze che anche implicitamente si formano negli insegnanti attraverso tali organizzazioni. Delineando quegli “habits of mind” che già Dewey aveva identificato come esito del “senso comune”, spesso alimentato e sostenuto proprio dalle impalcature amministrative di governo della scuola, piuttosto che dall’architettura ispirata dalla pedagogia, segnalando come “l’innovazione è nelle menti di chi dirige”. Se occorre individuare un’idea di Scuola che sappia dirigere una nuova relazione con la società in trasformazione, tema Deweyano ancora attuale, l’interrogativo è “quale Scuola” oggi. Margiotta propone la via “capacitante”, il che determina il riposizionamento finalistico attorno allo Human Development e ad un approccio metodologicodidattico orientato dal Capability Approach. Di conseguenza, il ruolo del dirigente scolastico è rilevante nell’interpretazione dell’autonomia e dello sviluppo delle risorse che operano “nella” scuola e “per” la scuola: dovrebbero modificarsi radicalmente le interpretazioni delle leadership, dei modelli innovativi che dai mondi estesi – il digitale – provengono per l’organizzazione e la formazione continua. Così come da traiettorie non lineari dell’apprendimento e dello sviluppo professionale “guidato e sostenuto” dai dirigenti scolastici. Il case history dell’IC3 di Modena, delinea un insieme di esiti di ricerca e di azioni che ispirano un’idea di Scuola autonoma e immersa nello sviluppo dei territori, promuovendo la scuola come motore dello sviluppo culturale del contesto nella quale opera a partire dall’idea di scuola “nella mente” del dirigente scolastico.
2019
978-88-6992-721-8
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