Il rapporto tra consumatore e mercato, prima della crisi, era tarato sul c.d. atto di consumo, ossia sul paradigma dell’acquisto. Le discipline di tutela del consumatore regolavano contratti di acquisto variamente caratterizzati, narrando vicende che, tuttavia, sempre trovavano il proprio momento cruciale nella fase formativa del consenso. Ancora, l’atto di consumo era distinto dall’atto di risparmio. Punti di riferimento, l’uno e l’altro, di due differenti categorie, consumatore e risparmiatore, oggetto di discipline differenziate, costituenti due facce della dinamica del mercato in una economia efficiente, nella logica della sequenza ideale reddito – risparmio – consumo. Due facce, cioè, aventi il proprio fattore propulsivo nel reddito. La crisi d’inizio millennio ha riposizionato complessivamente il perimetro del rapporto tra persona e mercato collocandolo su un terreno nuovo e affatto differente, avente a epicentro l’incrocio tra tutela dei consumatori e stabilità del sistema bancario. Tutela dei consumatori, s’intende, non più come parte economicamente attiva, bensì come debitori. Entro questo perimetro si collocano significativamente tre tematiche di importanza primaria: due riguardano il consumatore debitore in quanto cliente finanziato da istituti di credito; la terza riguarda il consumatore creditore in quanto correntista o acquirente di prodotti finanziari emessi da Banche coinvolte in vicende di dissesto. Più specificamente: a) il sovraindebitamento del consumatore; b) la c.d. autotutela esecutiva ovvero i mezzi di escussione stragiudiziale rapida delle garanzie reali; c) il regime delle crisi bancarie. Tre tematiche che messe in fila costituiscono parti di un solo racconto: quello del sistema mercantile contemporaneo, fondato sulla istituzione di una nuova sequenza. Non più reddito – risparmio – consumo ma finanziamento – consumo – debito.

Consumatore e mercato nelle discipline della crisi. Notazioni preliminari

raffaele di raimo
2019-01-01

Abstract

Il rapporto tra consumatore e mercato, prima della crisi, era tarato sul c.d. atto di consumo, ossia sul paradigma dell’acquisto. Le discipline di tutela del consumatore regolavano contratti di acquisto variamente caratterizzati, narrando vicende che, tuttavia, sempre trovavano il proprio momento cruciale nella fase formativa del consenso. Ancora, l’atto di consumo era distinto dall’atto di risparmio. Punti di riferimento, l’uno e l’altro, di due differenti categorie, consumatore e risparmiatore, oggetto di discipline differenziate, costituenti due facce della dinamica del mercato in una economia efficiente, nella logica della sequenza ideale reddito – risparmio – consumo. Due facce, cioè, aventi il proprio fattore propulsivo nel reddito. La crisi d’inizio millennio ha riposizionato complessivamente il perimetro del rapporto tra persona e mercato collocandolo su un terreno nuovo e affatto differente, avente a epicentro l’incrocio tra tutela dei consumatori e stabilità del sistema bancario. Tutela dei consumatori, s’intende, non più come parte economicamente attiva, bensì come debitori. Entro questo perimetro si collocano significativamente tre tematiche di importanza primaria: due riguardano il consumatore debitore in quanto cliente finanziato da istituti di credito; la terza riguarda il consumatore creditore in quanto correntista o acquirente di prodotti finanziari emessi da Banche coinvolte in vicende di dissesto. Più specificamente: a) il sovraindebitamento del consumatore; b) la c.d. autotutela esecutiva ovvero i mezzi di escussione stragiudiziale rapida delle garanzie reali; c) il regime delle crisi bancarie. Tre tematiche che messe in fila costituiscono parti di un solo racconto: quello del sistema mercantile contemporaneo, fondato sulla istituzione di una nuova sequenza. Non più reddito – risparmio – consumo ma finanziamento – consumo – debito.
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