Prendendo le mosse da un rapporto ambivalente con l’imprescindibile precedente manzoniano, s’indaga il complesso rapporto tra documentazione storiografica e invenzione romanzesca nell’Ettore Fieramosca di Massimo d’Azeglio, per proporne una lettura che superi la tradizionale dicotomia tra motivo politico-risorgimentale e motivo amoroso, in nome di una loro convergenza nella finalità retorica del movere, esplorando la possibilità di un’analisi della trama che non veda nella vicenda amorosa lo zucchero sull’orlo del bicchiere che contiene la meno allettante (se non amara) medicina dell’educazione patriottica, ma piuttosto la traduzione nel lessico amoroso della stessa vicenda. La lettura in parallelo di alcuni passi dei Miei ricordi, consente poi di riconoscere nella genesi dell’invenzione romanzesca dazegliana spunti riconducibili tanto a un già mitologizzato passato familiare quanto a quella fascinazione esotica del lontano percepibile in tanti bozzetti della sua scrittura memorialistica, senza dimenticare l’inevitabile filtro delle reminiscenze letterarie, dal Leopardi delle Canzoni alla tradizione novellistica italiana.

«Febbre del bello e fede di far bene»: l’«Ettore Fieramosca» di Massimo d’Azeglio

beatrice stasi
2017-01-01

Abstract

Prendendo le mosse da un rapporto ambivalente con l’imprescindibile precedente manzoniano, s’indaga il complesso rapporto tra documentazione storiografica e invenzione romanzesca nell’Ettore Fieramosca di Massimo d’Azeglio, per proporne una lettura che superi la tradizionale dicotomia tra motivo politico-risorgimentale e motivo amoroso, in nome di una loro convergenza nella finalità retorica del movere, esplorando la possibilità di un’analisi della trama che non veda nella vicenda amorosa lo zucchero sull’orlo del bicchiere che contiene la meno allettante (se non amara) medicina dell’educazione patriottica, ma piuttosto la traduzione nel lessico amoroso della stessa vicenda. La lettura in parallelo di alcuni passi dei Miei ricordi, consente poi di riconoscere nella genesi dell’invenzione romanzesca dazegliana spunti riconducibili tanto a un già mitologizzato passato familiare quanto a quella fascinazione esotica del lontano percepibile in tanti bozzetti della sua scrittura memorialistica, senza dimenticare l’inevitabile filtro delle reminiscenze letterarie, dal Leopardi delle Canzoni alla tradizione novellistica italiana.
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