Le attività di scavo, condotte dal Dipartimento di Beni Culturali dell’Università del Salento (direzione scientifica prof.ssa Giovanna Cera), in concessione con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Brindisi, Lecce e Taranto, si sono concentrate all’interno di un terreno agricolo di proprietà privata, che occupa il settore sud occidentale dell'abitato antico. L'apertura di un saggio a ridosso del muretto a secco che delimita il pianoro sul lato ovest ha permesso di documentare il crollo parziale della struttura muraria difensiva, il cui stato di conservazione appare compromesso anche da rimaneggiamenti e depredamenti, avvenuti in epoche successive alla sua defunzionalizzazione. A ridosso del limite nord orientale dello stesso saggio è emerso un allineamento di blocchi lapidei di forma irregolare e di grandi dimensioni, con andamento nord ovest – sud est. Gli ultimi due elementi lapidei venuti in luce ai limiti settentrionali del saggio, si presentano diversi dagli altri per morfologia e dimensioni. Il primo, di forma grosso modo quadrangolare e adagiato sul terreno di piatto, presenta su un lato una sorta di incavo, forse realizzato per garantire qualche forma di incastro o per l'alloggiamento di qualche elemento ligneo. A esso si affianca un altro blocco, di notevoli dimensioni, infisso nel terreno in verticale e consolidato sui lati da piccole pietre di sostegno. Gli elementi al momento a disposizione sono troppo esigui per comprendere l'aspetto complessivo dell'opera, la cui possibilità di interpretazione pare ostacolata dai limiti del saggio, anche se la disposizione e la "monumentalità" di questi blocchi rispetto agli altri potrebbe segnalare l'esistenza di un punto di attraversamento, di passaggio. I materiali recuperati dai livelli associati a queste strutture, il cui inquadramento potrà essere meglio definito in seguito alle analisi di laboratorio, sembrerebbe attestare un'assidua frequentazione dell'area per lo più nell'ambito dell'epoca arcaica e classica, pur comprendendo residui di probabile orizzonte protostorico e forse anche più recenti reperti di età ellenistica, sia pure presenti - parrebbe - in numero alquanto esiguo.

Nardò (Lecce), località Li Schiavoni

Giovanna Cera
2016-01-01

Abstract

Le attività di scavo, condotte dal Dipartimento di Beni Culturali dell’Università del Salento (direzione scientifica prof.ssa Giovanna Cera), in concessione con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Brindisi, Lecce e Taranto, si sono concentrate all’interno di un terreno agricolo di proprietà privata, che occupa il settore sud occidentale dell'abitato antico. L'apertura di un saggio a ridosso del muretto a secco che delimita il pianoro sul lato ovest ha permesso di documentare il crollo parziale della struttura muraria difensiva, il cui stato di conservazione appare compromesso anche da rimaneggiamenti e depredamenti, avvenuti in epoche successive alla sua defunzionalizzazione. A ridosso del limite nord orientale dello stesso saggio è emerso un allineamento di blocchi lapidei di forma irregolare e di grandi dimensioni, con andamento nord ovest – sud est. Gli ultimi due elementi lapidei venuti in luce ai limiti settentrionali del saggio, si presentano diversi dagli altri per morfologia e dimensioni. Il primo, di forma grosso modo quadrangolare e adagiato sul terreno di piatto, presenta su un lato una sorta di incavo, forse realizzato per garantire qualche forma di incastro o per l'alloggiamento di qualche elemento ligneo. A esso si affianca un altro blocco, di notevoli dimensioni, infisso nel terreno in verticale e consolidato sui lati da piccole pietre di sostegno. Gli elementi al momento a disposizione sono troppo esigui per comprendere l'aspetto complessivo dell'opera, la cui possibilità di interpretazione pare ostacolata dai limiti del saggio, anche se la disposizione e la "monumentalità" di questi blocchi rispetto agli altri potrebbe segnalare l'esistenza di un punto di attraversamento, di passaggio. I materiali recuperati dai livelli associati a queste strutture, il cui inquadramento potrà essere meglio definito in seguito alle analisi di laboratorio, sembrerebbe attestare un'assidua frequentazione dell'area per lo più nell'ambito dell'epoca arcaica e classica, pur comprendendo residui di probabile orizzonte protostorico e forse anche più recenti reperti di età ellenistica, sia pure presenti - parrebbe - in numero alquanto esiguo.
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