In questo breve e denso saggio l’autore rileva, nel pensiero di Northrop Frye (e in particolare partendo da alcune pagine del gran libro «La scrittura secolare», che il critico canadese dedicò al romance), un’opposizione fra Genesi sacerdotale e Genesi javetica: Fry attribuiva alla prima un creazionismo gerarchico, ‘tecnologico’, esemplato sull’iniziativa umana e questa legittimante per analogia, mentre la seconda configurerebbe un creazionismo in medias res, un’anteriorità mitica, femminile o piuttosto androgina, conciliata ma sempre fervida dell’«identità […] che non siamo riusciti a realizzare», per dirla con Frye stesso. La Genesi sacerdotale, allora, instaurerebbe parametri di narrazione realistici, orizzontali, causali: un Dio ordinatore e razionalizzatore sarebbe all’opera, un Dio che col suo esempio formerebbe l’uomo apprendista al mestiere di una creazione che è discrimine, separazione di elementi e coordinazione di essi. Se la Genesi del Giardino ha a che fare con l’Anima junghiana e il suo scriba è Dio stesso, ed è fonte mitica di ogni romance letterario, la Genesi dei sette giorni della creazione sarebbe piuttosto una proiezione superegoica freudiana e il suo scriba un funzionario del Tempio, una figura dell’istituzione, un garante della collettività.

Teologia del romance: creazione come caduta

Valter Leonardo Puccetti
2017-01-01

Abstract

In questo breve e denso saggio l’autore rileva, nel pensiero di Northrop Frye (e in particolare partendo da alcune pagine del gran libro «La scrittura secolare», che il critico canadese dedicò al romance), un’opposizione fra Genesi sacerdotale e Genesi javetica: Fry attribuiva alla prima un creazionismo gerarchico, ‘tecnologico’, esemplato sull’iniziativa umana e questa legittimante per analogia, mentre la seconda configurerebbe un creazionismo in medias res, un’anteriorità mitica, femminile o piuttosto androgina, conciliata ma sempre fervida dell’«identità […] che non siamo riusciti a realizzare», per dirla con Frye stesso. La Genesi sacerdotale, allora, instaurerebbe parametri di narrazione realistici, orizzontali, causali: un Dio ordinatore e razionalizzatore sarebbe all’opera, un Dio che col suo esempio formerebbe l’uomo apprendista al mestiere di una creazione che è discrimine, separazione di elementi e coordinazione di essi. Se la Genesi del Giardino ha a che fare con l’Anima junghiana e il suo scriba è Dio stesso, ed è fonte mitica di ogni romance letterario, la Genesi dei sette giorni della creazione sarebbe piuttosto una proiezione superegoica freudiana e il suo scriba un funzionario del Tempio, una figura dell’istituzione, un garante della collettività.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11587/417021
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