Una riflessione sul tema del tempo libero deve prendere avvio da una concezione apparentemente paradossale: quella cioè della natura fondamentalmente sociale del concetto di tempo. Assumere come vera una simile ipotesi non significa ovviamente sostenere che il tempo sia un’invenzione umana, ma riconoscere che l’esperienza universale della durata e del mutamento come proprietà necessaria delle cose può essere definita e gestita in modo molto differente, a seconda dei diversi contesti storico-sociali a cui si fa riferimento. Per dirla con Norbert Elias, il tempo ha tutte le caratteristiche di un’«istituzione», ossia di una realtà normativa che, nata all’interno dell’esperienza sociale, le si impone poi con la pretesa di regolarne lo svolgimento. In una ricerca sulla dimensione sociale della vita quotidiana, i sociologi statunitensi Peter L. Berger e B. Berger riassumono brevemente le caratteristiche tipiche della moderna nozione di tempo libero, nonché le istanze sociali che essa reca con sé. In un mondo in cui la dimensione privata (dei bisogni e delle aspirazioni soggettive) è totalmente scissa da quella pubblica (del lavoro, dell’economia, della politica), la possibilità di scegliere liberamente come organizzare una parte del proprio tempo può costituire una grande opportunità, ma può anche generare l’illusione di un’identità fasulla, incapace di fare i conti con i limiti e con i vincoli imposti dalla propria condizione. I due studiosi osservano che la società moderna è caratterizzata da una frattura che i sociologi contemporanei tedeschi hanno definito come la scissione tra la sfera pubblica e la sfera privata della vita sociale. Le istituzioni della sfera pubblica (specialmente quelle economiche e statali) sono tuttora saldamente strutturate, cosa che non si può dire della sfera privata. La relazione più importante che lega alla sfera pubblica la maggior parte delle persone è quella che esse instaurano attraverso il lavoro. A sua volta, la sfera privata viene vissuta, o meglio occupata, durante il tempo libero. Il tema più importante che si offre alla nostra riflessione sembra pertanto essere quello della necessità di sottrarre l’esperienza del loisir alle logiche della “produzione”, che finiscono probabilmente per snaturarlo; non solo, quindi, tempo libero, nel senso di “vuoto” da impegni di altro tipo e lasciato all’assoluto arbitrio individuale, ma tempo liberato, in grado di restituire alle persone nuovi spazi e nuove dimensioni dell’esistenza

Storia e ideologia del tempo libero:opportunità o illusione?

MARSELLA, Antonio
2009-01-01

Abstract

Una riflessione sul tema del tempo libero deve prendere avvio da una concezione apparentemente paradossale: quella cioè della natura fondamentalmente sociale del concetto di tempo. Assumere come vera una simile ipotesi non significa ovviamente sostenere che il tempo sia un’invenzione umana, ma riconoscere che l’esperienza universale della durata e del mutamento come proprietà necessaria delle cose può essere definita e gestita in modo molto differente, a seconda dei diversi contesti storico-sociali a cui si fa riferimento. Per dirla con Norbert Elias, il tempo ha tutte le caratteristiche di un’«istituzione», ossia di una realtà normativa che, nata all’interno dell’esperienza sociale, le si impone poi con la pretesa di regolarne lo svolgimento. In una ricerca sulla dimensione sociale della vita quotidiana, i sociologi statunitensi Peter L. Berger e B. Berger riassumono brevemente le caratteristiche tipiche della moderna nozione di tempo libero, nonché le istanze sociali che essa reca con sé. In un mondo in cui la dimensione privata (dei bisogni e delle aspirazioni soggettive) è totalmente scissa da quella pubblica (del lavoro, dell’economia, della politica), la possibilità di scegliere liberamente come organizzare una parte del proprio tempo può costituire una grande opportunità, ma può anche generare l’illusione di un’identità fasulla, incapace di fare i conti con i limiti e con i vincoli imposti dalla propria condizione. I due studiosi osservano che la società moderna è caratterizzata da una frattura che i sociologi contemporanei tedeschi hanno definito come la scissione tra la sfera pubblica e la sfera privata della vita sociale. Le istituzioni della sfera pubblica (specialmente quelle economiche e statali) sono tuttora saldamente strutturate, cosa che non si può dire della sfera privata. La relazione più importante che lega alla sfera pubblica la maggior parte delle persone è quella che esse instaurano attraverso il lavoro. A sua volta, la sfera privata viene vissuta, o meglio occupata, durante il tempo libero. Il tema più importante che si offre alla nostra riflessione sembra pertanto essere quello della necessità di sottrarre l’esperienza del loisir alle logiche della “produzione”, che finiscono probabilmente per snaturarlo; non solo, quindi, tempo libero, nel senso di “vuoto” da impegni di altro tipo e lasciato all’assoluto arbitrio individuale, ma tempo liberato, in grado di restituire alle persone nuovi spazi e nuove dimensioni dell’esistenza
2009
9788895923352
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