Circa lo specifico femminile, che E. Mounier ha definito ‘il genio della donna’, si è generato uno stereotipo culturale cristallizzato nel tempo e non più idoneo a contenere il divenire dei ruoli e dei compiti della donna in una società in profonda ed epocale trasformazione. Oggi, per la riduzione d’identità dovuta allo stereotipo e la perdita di dignità conseguente alle logiche del potere e della forza, l’angelo del focolare si è ribellato e ‘le mura dell’identità femminile’ si sono infrante. Persa l’intera dimensione dell’umano nel suo essere maschile e femminile, la condizione dell’uomo e della donna è risultata divisa, il femminile è divenuto “altro”, si è fatto conflittuale, ha rivendicato la differenza dimenticando la complementarità e imitando il maschile. Superata la stagione in cui la lotta ingaggiata dal femminismo, mentre poneva il problema della giusta rivendicazione dei diritti della donna, tramutava l’emancipazione in una ingiusta rivalsa che negava la differenza, oggi si torna a valorizzare lo specifico femminile, la peculiare identità e l'autenticità del carattere della donna e, persino, il valore civile della sua presenza storica. Oggi riemerge la donna-persona, in senso mounieriano, capace di agire, di comunicare, di scegliere e di aderire, forse più portata dell’uomo alla ‘lotta per’ anziché alla ‘lotta contro’, più sensibile alla percezione dell’unità inscindibile di mente e corpo, di spirito e materia, di individuo e società; una donna che esprime essenziali dimensioni dell’umano nel suo essere presente al mondo e non soltanto alla famiglia. Nel saggio si evidenzia che la partecipazione della donna alla vita socio-economica-produttiva introduce atteggiamenti e logiche capaci di trasformare profondamente il senso dell’agire e la qualità della vita. Chiedere spazio per occupare ruoli maschili è soltanto un epifenomeno dell’emancipazione femminile, di fatto la presenza della donna-persona sta rigenerando molti ruoli sociali e culturali, in quanto induce a riscoprire la complementarità di maschile e femminile in ciascun soggetto umano e la polivalente dinamica delle interazioni sociali che si esprimono oltre che nei termini di produzione-consumo anche in quelli di produzione-cura. La realtà del fenomeno educazione, in un’epoca in cui le interazioni educative vanno oltre il micro-sistema delle istituzioni tradizionali (scuola famiglia, chiesa e stato) comporta un nuovo e diverso investimento sul ‘genio’ della donna. L’uomo oggi vive in quella che è stata definita la “società mondiale del rischio”: smarrite le fonti primarie di sicurezza, una definita e permanente identità, una fissa dimora, una famiglia pluri generazionale, una comunità civile di tipo solidale. Il saggio esplora in che misura possiamo riconsegnare all’universo femminile il compito di aiutare a recuperare la sicurezza anche nella condizione di rischio, la speranza anche nella condizione d’incertezza, una direzione anche in assenza di progetto, un’identità oltre l’immagine. Considera inoltre come, a partire dal recupero di una immagine autentica della donna come persona capace di costruire e gestire il bene comune, si può offrire anche all’uomo un riferimento per superare un modello del vivere artificialmente virile competitivo e conflittuale. Evidenzia nel conflitto fra identità femminile e identità maschile, nella competizione uomo donna uno dei fattori della perdita del senso della comunità che caratterizza i nostri giorni.

Quale ‘genio’, oggi, per quale educazione

PERUCCA, Angela
2006-01-01

Abstract

Circa lo specifico femminile, che E. Mounier ha definito ‘il genio della donna’, si è generato uno stereotipo culturale cristallizzato nel tempo e non più idoneo a contenere il divenire dei ruoli e dei compiti della donna in una società in profonda ed epocale trasformazione. Oggi, per la riduzione d’identità dovuta allo stereotipo e la perdita di dignità conseguente alle logiche del potere e della forza, l’angelo del focolare si è ribellato e ‘le mura dell’identità femminile’ si sono infrante. Persa l’intera dimensione dell’umano nel suo essere maschile e femminile, la condizione dell’uomo e della donna è risultata divisa, il femminile è divenuto “altro”, si è fatto conflittuale, ha rivendicato la differenza dimenticando la complementarità e imitando il maschile. Superata la stagione in cui la lotta ingaggiata dal femminismo, mentre poneva il problema della giusta rivendicazione dei diritti della donna, tramutava l’emancipazione in una ingiusta rivalsa che negava la differenza, oggi si torna a valorizzare lo specifico femminile, la peculiare identità e l'autenticità del carattere della donna e, persino, il valore civile della sua presenza storica. Oggi riemerge la donna-persona, in senso mounieriano, capace di agire, di comunicare, di scegliere e di aderire, forse più portata dell’uomo alla ‘lotta per’ anziché alla ‘lotta contro’, più sensibile alla percezione dell’unità inscindibile di mente e corpo, di spirito e materia, di individuo e società; una donna che esprime essenziali dimensioni dell’umano nel suo essere presente al mondo e non soltanto alla famiglia. Nel saggio si evidenzia che la partecipazione della donna alla vita socio-economica-produttiva introduce atteggiamenti e logiche capaci di trasformare profondamente il senso dell’agire e la qualità della vita. Chiedere spazio per occupare ruoli maschili è soltanto un epifenomeno dell’emancipazione femminile, di fatto la presenza della donna-persona sta rigenerando molti ruoli sociali e culturali, in quanto induce a riscoprire la complementarità di maschile e femminile in ciascun soggetto umano e la polivalente dinamica delle interazioni sociali che si esprimono oltre che nei termini di produzione-consumo anche in quelli di produzione-cura. La realtà del fenomeno educazione, in un’epoca in cui le interazioni educative vanno oltre il micro-sistema delle istituzioni tradizionali (scuola famiglia, chiesa e stato) comporta un nuovo e diverso investimento sul ‘genio’ della donna. L’uomo oggi vive in quella che è stata definita la “società mondiale del rischio”: smarrite le fonti primarie di sicurezza, una definita e permanente identità, una fissa dimora, una famiglia pluri generazionale, una comunità civile di tipo solidale. Il saggio esplora in che misura possiamo riconsegnare all’universo femminile il compito di aiutare a recuperare la sicurezza anche nella condizione di rischio, la speranza anche nella condizione d’incertezza, una direzione anche in assenza di progetto, un’identità oltre l’immagine. Considera inoltre come, a partire dal recupero di una immagine autentica della donna come persona capace di costruire e gestire il bene comune, si può offrire anche all’uomo un riferimento per superare un modello del vivere artificialmente virile competitivo e conflittuale. Evidenzia nel conflitto fra identità femminile e identità maschile, nella competizione uomo donna uno dei fattori della perdita del senso della comunità che caratterizza i nostri giorni.
2006
9788878701786
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11587/110996
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