L’autore analizza tutti i passi, in cui Plotino parla del problema della verità e, in particolare quei passi in cui si dice che l’anima umana, dopo che si è allontanata dalle sensazioni corporee ed essere rientrata in se stessa, tutta raccogliendosi nella sua parte più eccelsa, entra “in contatto” con la Seconda Ipostasi, ossia con il Nous, il quale, tramite un’illuminazione interiore, proietta in essa le forme (o la verità) di tutte le cose, che esso contiene. Successivamente, quando l’anima si rapporta al mondo, non “riceve” dal mondo dal mondo nessuna forma e nessun lógos, come aveva detto Aristotele, giacché il mondo, secondo Plotino (ma anche secondo Platone) a causa del suo continuo divenire, non è in grado di ricevere e tanto meno di trattenere costantemente nessuna forma. Cosicché quando l’anima umana “giudica” il mondo secondo verità, non attribuisce al mondo una verità che esso possiede in se stesso, ma attribuisce al mondo (meglio, “proietta” sul mondo) quelle forme e quella verità, che l’anima ha “ricevuto” dal primo Intelletto, al momento dell’illuminazione interiore. Questa prospettiva sarà poi fatta propria da Sant’Agostino, il quale sostituirà alla Seconda Ipostasi la Seconda Persona della Trinità, ossia il Verbo di Dio o il Figlio.

Il problema della verità in Plotino

FIORENTINO, Fernando
2004-01-01

Abstract

L’autore analizza tutti i passi, in cui Plotino parla del problema della verità e, in particolare quei passi in cui si dice che l’anima umana, dopo che si è allontanata dalle sensazioni corporee ed essere rientrata in se stessa, tutta raccogliendosi nella sua parte più eccelsa, entra “in contatto” con la Seconda Ipostasi, ossia con il Nous, il quale, tramite un’illuminazione interiore, proietta in essa le forme (o la verità) di tutte le cose, che esso contiene. Successivamente, quando l’anima si rapporta al mondo, non “riceve” dal mondo dal mondo nessuna forma e nessun lógos, come aveva detto Aristotele, giacché il mondo, secondo Plotino (ma anche secondo Platone) a causa del suo continuo divenire, non è in grado di ricevere e tanto meno di trattenere costantemente nessuna forma. Cosicché quando l’anima umana “giudica” il mondo secondo verità, non attribuisce al mondo una verità che esso possiede in se stesso, ma attribuisce al mondo (meglio, “proietta” sul mondo) quelle forme e quella verità, che l’anima ha “ricevuto” dal primo Intelletto, al momento dell’illuminazione interiore. Questa prospettiva sarà poi fatta propria da Sant’Agostino, il quale sostituirà alla Seconda Ipostasi la Seconda Persona della Trinità, ossia il Verbo di Dio o il Figlio.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11587/110827
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