La fonte più significativa del Liber de miraculis, è rappresentata dal Pratum Spirituale di Giovanni Mosco, un autore greco del VII secolo. Dopo alcune notizie biografiche relative alla figura di Mosco, viene descritta l'opera del Pratum che offre un ampio quadro della vita monastica dell'Oriente nella seconda metà del VI secolo e sul monachesimo di Palestina e d'Egitto da Anastasio (491-518) fino agli anni successivi alla caduta di Gerusalemme per mano persiana (614); si tratta di una raccolta di aneddoti a scopo edificante per il lettore, brevi biografie e insegnamenti di monaci. Da un primo esame della tradizione manoscritta di Pratum derivano alcune considerazioni importanti per la ricostruzione dell'opera e soprattutto si può affermare che tutti i codici provengono, direttamente o indirettamente, da un testo più ampio dell'opera, da cui sono stati estrapolati gli episodi ritenuti più significativi dai vari copisti. Il forte valore comunicativo del testo è stato certamente molto apprezzato da Giovanni Monaco che ne ha tradotto in latino alcuni capitoli. Egli ha ripreso da Pratum ed ha tradotto venti dei quarantadue episodi di cui è costituito il Liber de miraculis. Sono stati dunque individuati i luoghi paralleli fra le due opere con l'obiettivo precipuo di individuare un criterio di scelta degli episodi da parte dell'Amalfitano. I miracoli sono utilizzati costantemente come exempla per una perfetta vita spirituale e pare che la scelta dei racconti da parte di Giovanni traduttore, sia avvenuta in conformità alla convinzione che tali storie andassero tramandate ad edificazione dei lettori dimostrando loro la perpetua azione di Dio nel mondo fisico.

Giovanni Monaco lettore e traduttore di Pratum Spirituale

MICOLANI, Antonella
2007-01-01

Abstract

La fonte più significativa del Liber de miraculis, è rappresentata dal Pratum Spirituale di Giovanni Mosco, un autore greco del VII secolo. Dopo alcune notizie biografiche relative alla figura di Mosco, viene descritta l'opera del Pratum che offre un ampio quadro della vita monastica dell'Oriente nella seconda metà del VI secolo e sul monachesimo di Palestina e d'Egitto da Anastasio (491-518) fino agli anni successivi alla caduta di Gerusalemme per mano persiana (614); si tratta di una raccolta di aneddoti a scopo edificante per il lettore, brevi biografie e insegnamenti di monaci. Da un primo esame della tradizione manoscritta di Pratum derivano alcune considerazioni importanti per la ricostruzione dell'opera e soprattutto si può affermare che tutti i codici provengono, direttamente o indirettamente, da un testo più ampio dell'opera, da cui sono stati estrapolati gli episodi ritenuti più significativi dai vari copisti. Il forte valore comunicativo del testo è stato certamente molto apprezzato da Giovanni Monaco che ne ha tradotto in latino alcuni capitoli. Egli ha ripreso da Pratum ed ha tradotto venti dei quarantadue episodi di cui è costituito il Liber de miraculis. Sono stati dunque individuati i luoghi paralleli fra le due opere con l'obiettivo precipuo di individuare un criterio di scelta degli episodi da parte dell'Amalfitano. I miracoli sono utilizzati costantemente come exempla per una perfetta vita spirituale e pare che la scelta dei racconti da parte di Giovanni traduttore, sia avvenuta in conformità alla convinzione che tali storie andassero tramandate ad edificazione dei lettori dimostrando loro la perpetua azione di Dio nel mondo fisico.
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